Una Guida Passo a Passo alle Parole dell’Attivismo e dell’Advocacy

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Con la diffusione dei movimenti per la giustizia sociale, diventa sempre più importante offrire una guida sintetica, di facile lettura, con riferimenti pertinenti e ulteriori letture per poter approfondire in autonomia determinate tematiche. Abbiamo pensato così di creare questa guida, sia per gli attivisti che per le persone che desiderano saperne di più o capire cosa intendiamo noi – come sostenitori e sostenitrici della giustizia sociale – quando usiamo determinate espressioni. Non è affatto completa: man mano che verranno sollevate nuove questioni, questa guida si adatterà e le accoglierà, perché come disse la grande leader dei diritti civili Fannie Lou Hamer, “nessunə è liberə finché tuttx non saranno liberx”.

Cosa intendiamo per “attivismo”? 

L’attivismo si riferisce alle azioni intraprese da individui o gruppi di persone per ottenere un cambiamento politico o sociale. Le attiviste e gli attivisti cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica su determinati problemi, sostengono i cambiamenti politici che favoriscono la soluzione di quei problemi e talvolta si impegnano in azioni dirette, come le proteste o la disobbedienza civile, per fare pressione su coloro che hanno il potere affinché affrontino le questioni al centro della loro azione.

L’attivismo può assumere molte forme, tra cui campagne politiche, organizzazione di movimenti comunitari, boicottaggi, scioperi e lobbying. Può essere motivato da una serie di questioni condivise, come i diritti umani, le problematiche ambientali, la disuguaglianza economica, i diritti delle minoranze, e la giustizia sociale.

In generale, l’attivismo consiste nell’utilizzare la propria voce e le proprie risorse per ottenere un cambiamento positivo nel mondo. Le attiviste e gli attivisti lavorano spesso in collaborazione con altre persone o gruppi che condividono preoccupazioni simili e possono utilizzare una varietà di tattiche e strategie per raggiungere i propri obiettivi.

Letture di approfondimento:

  • In viaggio per Veganville. Come creare un mondo senza crudeltà a cura di Tobias Leenaert
  • Striking at the Roots: A Practical Guide to Animal Activism a cura di Mark Hawthorne (in inglese)
  • Aftershock: Confronting Trauma in a Violent World: A Guide for Activists and Their Allies a cura di pattrice jones (in inglese)

Che cosa intendiamo per “outreach”?

Il termine “outreach” si riferisce all’atto di raggiungere o intensificare gli sforzi per connettersi, coinvolgere e fornire informazioni o supporto a un particolare pubblico o comunità. Si tratta di cercare attivamente di comunicare, educare o assistere individui o gruppi che possono beneficiare dei servizi, delle risorse o delle conoscenze offerte. L’attività di sensibilizzazione può essere condotta attraverso vari metodi e canali, a seconda degli obiettivi specifici e dei destinatari. Ecco alcuni esempi:

  1. Outreach per la Salute di una Comunità: Un’organizzazione sanitaria locale può condurre programmi di sensibilizzazione su un problema sanitario specifico, come il diabete o la salute mentale. Potrebbero organizzare workshop, fiere della salute o sessioni informative in centri comunitari, scuole o spazi pubblici per fornire istruzione, screening gratuiti e risorse ai membri della comunità.
  2. Outreach Ambientale: Un’organizzazione ambientalista potrebbe impegnarsi in attività di outreach per promuovere le pratiche di sostenibilità. Potrebbe organizzare eventi di piantumazione di alberi, distribuire materiale educativo sulla riduzione dei rifiuti e sul riciclaggio, oppure ospitare incontri comunitari per discutere le iniziative di conservazione e incoraggiare il coinvolgimento della comunità.
  3. Outreach per la Formazione e l’Istruzione: L’università e le istituzioni educative spesso conducono programmi di outreach per ispirare e sostenere studentesse e studenti del futuro provenienti da ambienti sottorappresentati. Possono visitare le scuole superiori, ospitare seminari di preparazione all’università o offrire opportunità di tutoraggio per aiutare studentesse e studenti a orientarsi nel processo di iscrizione all’università.
  4. Outreach a cura di non-profit: Le organizzazioni non profit possono condurre campagne di outreach per sensibilizzare l’opinione pubblica su una particolare causa o questione sociale e incoraggiarne il coinvolgimento o il sostegno. Potrebbero utilizzare campagne sui social media, eventi pubblici o visite porta a porta per condividere informazioni, raccogliere donazioni o reclutare volontarie e volontari per i loro programmi.
  5. Outreach tecnologico: Le aziende o le organizzazioni tecnologiche possono condurre iniziative di sensibilizzazione per colmare il divario digitale e fornire accesso alla tecnologia e all’alfabetizzazione digitale. Ciò potrebbe comportare la creazione di laboratori informatici nelle comunità meno servite o svantaggiate, l’offerta di laboratori di codifica a studentesse e studenti o la fornitura di dispositivi scontati o gratuiti alle persone a basso reddito.
  6. Outreach per il Benessere Animale: Le organizzazioni per il benessere degli animali sono spesso impegnate in attività di outreach per promuovere la detenzione responsabile di animali d’affezione e porre fine al randagismo, o per ispirare una nuova relazione con gli animali e migliorare le condizioni di detenzione negli allevamenti. Possono visitare le scuole per tenere presentazioni, organizzare iniziative per promuovere l’adozione di animali abbandonati o fornire risorse e supporto ai proprietari di animali d’affezione nella comunità. Possono anche

Come puoi facilmente vedere,  i metodi e gli approcci utilizzati possono variare, ma lo scopo è quello di tendere una mano, condividere informazioni e creare connessioni per creare un impatto positivo.

Che cosa intendiamo per “advocacy”?

L’advocacy è l’atto di sostenere, promuovere e difendere una particolare causa o questione. Implica l’uso della propria voce e della propria influenza per attirare l’attenzione su un problema, sensibilizzare l’opinione pubblica e, in ultima istanza, produrre un cambiamento positivo.

L’advocacy può assumere molte forme diverse, tra cui parlare in pubblico, fare lobbying, scrivere lettere o petizioni, organizzare eventi o proteste, e confrontarsi con i media. L’obiettivo dell’advocacy è influenzare l’opinione pubblica e le politiche a sostegno di una particolare causa o questione.

L’advocacy può essere intrapresa da persone singole o da gruppi organizzati e può essere incentrata su un’ampia gamma di questioni, come i diritti umani, la giustizia sociale, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente. Spesso si tratta di collaborare con altri sostenitori e altre sostenitrici e organizzazioni che condividono obiettivi e valori simili.

In generale, l’advocacy consiste nell’usare la propria voce e la propria influenza per creare un cambiamento positivo e fare la differenza nel mondo.

Letture di approfondimento:

  • Motivational Methods for Vegan Advocacy: A Clinical Psychology Perspective di Casey T. Taft (in inglese)
  • Beyond Beliefs: A Guide to Improving Relationships and Communication for Vegans, Vegetarians, and Meat Eaters di Melanie Joy PhD, Anna Crowe, et al. (in inglese)
  • Antiracism in Animal Advocacy: Igniting Cultural Transformation di Jasmin Singer (in inglese)

Cos’è l’attività di Lobby e come lavorano i lobbisti?

Per attività di lobby si intende il lavoro di un gruppo o un’organizzazione finalizzato ad influenzare le decisioni e le politiche dei governi o di altre entità potenti. L’obiettivo principale di un lobbista è promuovere gli interessi o i punti di vista di un particolare gruppo di persone, come aziende, industrie o cause sociali. Il termine “lobby” deriva dal luogo fisico di un edificio governativo in cui questi gruppi si riunivano per incontrare i funzionari eletti e perorare le loro cause, ma oggi il termine è usato anche in senso più ampio per riferirsi alla pratica dell’advocacy e del lobbying stesso.

I gruppi di pressione possono essere costituiti da singoli individui, da gruppi di interesse, da aziende o da altre organizzazioni che condividono un obiettivo o un interesse comune (spesso economico). Possono impegnarsi in varie tattiche per influenzare la politica, come condurre ricerche, organizzare eventi e raduni, fornire donazioni o appoggi per la campagna elettorale e impegnarsi in azioni dirette di lobbying con i funzionari eletti e le agenzie governative.

I lobbisti possono svolgere un ruolo importante nel processo democratico, in quanto consentono a singoli e gruppi di far sentire la propria voce e di difendere i propri interessi. Tuttavia, possono anche essere criticati per l’influenza indebita sui risultati delle politiche, dei processi legislativi e per la rappresentanza di interessi ristretti rispetto al bene pubblico più ampio. Dopo tutto, i giganti dei combustibili fossili e le grandi corporazioni agricole spendono molto tempo e denaro per fare pressioni sui governi.

Molti governi hanno leggi e regolamenti che disciplinano le attività dei lobbisti per promuovere la trasparenza e limitare l’influenza indebita. Negli Stati Uniti, ad esempio, le organizzazioni impegnate in attività di lobbying sono tenute a registrarsi e a comunicare le loro attività e le spese sostenute in base al Lobbying Disclosure Act.

Qual è la differenza fra “lobby” e “advocacy”?

Lobbying e advocacy sono concetti correlati, ma presentano alcune importanti differenze.

L’advocacy si riferisce in generale all’atto di sostenere una particolare causa, una questione o un gruppo di persone attraverso l’educazione pubblica, la sensibilizzazione e potenzialmente l’attività di lobbying presso il legislatore. L’advocacy può essere svolta da singoli o da gruppi e può assumere forme diverse, come campagne sui social media, organizzazioni di movimenti comunitari e analisi delle politiche.

L’attività di lobbying, invece, è una forma specifica di advocacy che consiste nel tentativo di influenzare le decisioni dei funzionari governativi o dei responsabili politici. L’attività di lobbying può comprendere un’ampia gamma di attività, come l’incontro con i legislatori per presentare argomenti e prove, la fornitura di informazioni e analisi su questioni politiche e la mobilitazione del sostegno pubblico per una particolare posizione o causa.

La differenza principale tra lobbying e advocacy è l’obiettivo di influenzare il processo decisionale del governo. Mentre l’advocacy può comprendere un’ampia gamma di attività volte a promuovere una particolare causa o questione, l’attività di lobbying si concentra specificamente sulla definizione dei risultati politici influenzando le azioni dei funzionari eletti o delle agenzie governative.

Sia l’attività di lobbying che l’advocacy possono svolgere un ruolo importante nella promozione della giustizia sociale e nell’avanzamento degli obiettivi di politica pubblica. Tuttavia, è importante che gli individui e i gruppi impegnati in queste attività si attengano ai principi etici e alle migliori pratiche, come la trasparenza, la responsabilità e l’impegno a promuovere il bene pubblico, e non si concentrino unicamente sugli interessi di parte.

Cosa intendiamo per “diffondere consapevolezza”?

Con l’espressione ‘diffondere consapevolezza’ si intende l’atto di portare l’attenzione su una particolare questione o causa, spesso con l’obiettivo di promuovere la comprensione, il sostegno e/o l’azione. Ciò può comportare l’educazione delle persone su un particolare problema, la condivisione di informazioni e risorse e l’incoraggiamento all’azione.

Si può ‘diffondere consapevolezza’ in diversi modi, tra cui organizzare campagne informative su larga scala, condivisione di contenuti sui social media e online, eventi e attività di sensibilizzazione locali e faccia a faccia, e copertura mediatica. L’obiettivo è coinvolgere gli individui e le comunità in una conversazione sul problema o sulla causa e incoraggiarli ad agire per sostenere un cambiamento positivo.

Diffondere consapevolezza è un primo passo importante per creare un cambiamento, in quanto può contribuire ad abbattere le barriere e a promuovere la comprensione e l’empatia. Può anche contribuire a creare ispirazione per l’azione, in quanto un numero maggiore di persone viene a conoscenza del problema e viene coinvolto negli sforzi per promuovere il cambiamento.

In generale, la diffusione di consapevolezza è una parte essenziale dell’attivismo sociale e politico, in quanto aiuta a costruire una base di supporto per la causa, a mobilitare le comunità e a creare un cambiamento positivo nel mondo.

Che cosa intendiamo per “diritti degli animali”?

L’espressione ‘diritti degli animali’ si riferisce al concetto per il quale gli animali hanno diritto a determinati ‘diritti fondamentali’, proprio come gli esseri umani. Questi diritti si basano sul riconoscimento che gli animali sono esseri senzienti, capaci di sperimentare dolore, piacere e altre sensazioni ed emozioni, e dovrebbero essere trattati con rispetto e compassione.

Le sostenitrici e i sostenitori dei diritti degli animali ritengono che gli animali non debbano essere trattati come una proprietà da utilizzare per scopi umani, come cibo, abbigliamento, intrattenimento o ricerca scientifica. Sostengono che gli animali hanno diritto alla vita, alla libertà e alla libertà dalla sofferenza e dallo sfruttamento.

Alcuni dei diritti specifici che sostenitrici e sostenitori dei diritti degli animali cercano di promuovere includono il diritto di:

  • Vivere liberi da abuso, trascuratezza e crudeltà
  • Essere protetti da dolore e sofferenza non necessari
  • Vivere nei propri habitat naturali, o comunque in ambienti adeguati per i loro bisogni biologici e comportamentali (la legge italiana ‘sulla carta’ dice: ‘in linea con le loro caratteristiche etologiche’)
  • Essere liberi dallo sfruttamento per scopi umani, come cibo, abbigliamento, intrattenimento o ricerca scientifica 
  • Ricevere protezione legale e riconoscimento dei loro diritti 

La battaglia per i diritti degli animali è un movimento in crescita che cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sul trattamento etico degli animali e di promuovere cambiamenti nelle leggi, nelle politiche e negli atteggiamenti culturali verso gli animali.

Letture di approfondimento:

  • A Rational Approach to Animal Rights: Extensions in Abolitionist Theory di Corey Lee Wrenn (in inglese)
  • Liberazione animale. Il manifesto di un movimento diffuso in tutto il mondo di Peter Singer
  • Animal Rights: Moral Theory and Practice di Mark Rowlands (in inglese)
  • Animal Rights di Christie Ritter (in inglese)

Che cosa intendiamo per “benessere animale”?

Per “benessere degli animali” intendiamo il trattamento etico e il benessere degli animali. Anche questo concetto si basa sul riconoscimento che gli animali sono esseri senzienti in grado di provare dolore, sofferenza ed emozioni e che devono essere trattati con rispetto e compassione.

Il concetto di benessere degli animali comprende un’ampia gamma di questioni, tra cui il trattamento degli animali utilizzati in agricoltura, nella ricerca, nell’intrattenimento e nella compagnia. Si tratta di garantire il rispetto di alcuni bisogni fondamentali degli animali, come cibo, acqua, riparo e cure mediche, e che per quanto possibile siano protetti da dolore, sofferenza e crudeltà non necessari.

Le persone impegnate in campagne per il benessere animale lavorano per promuovere una buona gestione degli animali, auspicando leggi e normative che proteggano gli animali da abusi e negligenze, ed educando il pubblico su cosa siano le problematiche legate al benessere animale, nonché promuovendo una gestione responsabile.

Il benessere degli animali è un’importante questione etica e morale, poiché solleva interrogativi sulle nostre responsabilità nei confronti degli animali e sul trattamento che riserviamo loro. È importante anche per la salute e il benessere dell’uomo, poiché gli animali svolgono un ruolo importante nella produzione di cibo, nella ricerca sulle malattie e nella compagnia.

Qual è la differenza tra “benessere animale” e “diritti degli animali”?

Il benessere degli animali e i diritti degli animali sono due prospettive distinte su come trattare e considerare gli animali da un punto di vista etico. Sebbene sia il movimento per il benessere degli animali che quello per i diritti degli animali si concentrino sul loro benessere, esistono profonde e fondamentali differenze nei principi e negli approcci sottostanti.

Il benessere degli animali si concentra sul trattamento responsabile e rispettoso dell’uomo degli animali, soprattutto di quelli d’allevamento e di tutti gli animali tenuti in cattività o utilizzati per scopi umani. Cerca di garantire che agli animali siano fornite cure adeguate, condizioni di vita appropriate e protezione da inutili sofferenze. Tuttavia, gli attivisti e le attiviste per il benessere degli animali ritengono che sia eticamente accettabile utilizzare gli animali per scopi o necessità umane, e persino – in alcuni casi – macellarli, purché il loro benessere sia rispettato e le loro sofferenze siano ridotte al minimo quando sono in vita.

Alcuni esempi di richieste relative al benessere degli animali sono: 

1. Attuare leggi e regolamenti per prevenire la crudeltà sugli animali, come ad esempio statuti e regolamenti contro la crudeltà per l’uso degli animali in agricoltura, allevamento, ricerca, trasporto e intrattenimento. In alcuni Paesi la crudeltà “non necessaria” verso gli animali è già un reato, anche se non esiste uno standard chiaro su cosa significhi “non necessaria”. 

2. L’adozione di standard e linee guida “migliori” per l’alloggiamento, la cura e il trasporto degli animali in vari settori, tra cui l’allevamento, gli zoo e i laboratori. Ad esempio, l’attuale campagna ‘End The Cage Age’ attiva nell’Unione Europea è una campagna per il benessere animale, perché è volta a presentare e approvare una “proposta legislativa per abbandonare e infine proibire l’uso delle gabbie negli allevamenti di galline, scrofe da riproduzione, vitelli, conigli, anatre, oche e altri animali allevati entro il 2027”. 

3. Promuovere pratiche che riducano stress e dolore negli animali durante i processi di manipolazione, trasporto e macellazione, come lo stordimento per una macellazione “compassionevole”.

In breve, il “benessere animale” accetta l’idea che gli esseri umani abbiano il diritto di usare gli animali, fintantoché il “benessere” di questi ultimi (definito e stabilito secondo standard umani) venga garantito. 

La battaglia per i diritti degli animali parte da un punto di vista molto più ampio e radicale. Le attiviste e gli attivisti per i diritti degli animali asseriscono che gli animali possiedono diritti intrinseci e che pertanto non devono essere trattati come prodotti o proprietà, e di sicuro non dovrebbero essere utilizzati per finalità o vantaggio umano. I movimenti per i diritti degli animali sostengono che tutti gli animali – selvatici, domestici o d’allevamento – hanno il diritto di essere liberi da qualsiasi forma di sfruttamento, crudeltà e sofferenza, e dovrebbero godere degli stessi diritti fondamentali degli esseri umani.

I movimenti per i diritti degli animali mirano a un cambiamento fondamentale nel modo in cui gli animali sono percepiti e trattati nella società, sostenendo i loro diritti intrinseci e la loro posizione morale, nonché la loro piena liberazione dallo sfruttamento e dal dominio umano.

Esempi di campagne per i diritti degli animali sono:

1.I sostenitori e le sostenitrici dei diritti degli animali si battono per la completa eliminazione dell’uso degli animali in settori quali l’allevamento, la ricerca, l’intrattenimento e la moda. Il loro credo è radicato nell’idea che gli animali non debbano essere trattati come risorse o merci.

2. I sostenitori e le sostenitrici dei diritti degli animali promuovono il veganismo come una scelta di vita completa che va oltre le scelte alimentari. Si tratta di rifiutare l’uso di prodotti animali in settori come l’abbigliamento e l’intrattenimento. Per quantx si battono per i diritti degli animali, il veganismo è un’etica, non una dieta.

3. I sostenitori e le sostenitrici dei diritti degli animali si adoperano attivamente per porre fine a pratiche come l’allevamento e la macellazione degli animali, la sperimentazione animale e l’uso degli animali nei circhi o nei rodei. Il loro obiettivo è quello di eliminare completamente queste pratiche.

4. Gli attivisti e le attiviste per i diritti degli animali si impegnano in azioni dirette, proteste e disobbedienza civile per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni relative ai diritti degli animali e mettere in discussione le norme sociali che consentono il maltrattamento degli animali.

Possiamo riassumere la differenza tra questi due movimenti come segue: il benessere degli animali chiede gabbie più grandi; i diritti degli animali vogliono gabbie vuote e animali liberi.

Letture di approfondimento:

  • A Rational Approach to Animal Rights: Extensions in Abolitionist Theory di Corey Lee Wrenn (in inglese)
  • Changing the Game (New Revised and Updated Edition): Animal Liberation in the Twenty-First Century di Norm Phelps (in inglese)
  • Se Niente Importa di Jonathan Safran Foer
  • I Diritti Animali di Tom Regan
  • Introduction to Animal Rights: Your Child or the Dog? di Gary L. Francione (in inglese)
  • In Defense of Animals: The Second Wave di Peter Singer (in inglese)

Che cos’è un essere senziente?

Un essere senziente è un essere in grado di percepire e provare sensazioni ed esperienze, come il piacere, il dolore e le emozioni. Gli esseri senzienti possono sperimentare la coscienza e avere esperienze soggettive.

Molti animali, tra cui tutti i mammiferi, gli uccelli, i pesci e alcuni invertebrati, sono esseri senzienti, poiché hanno un sistema nervoso complesso e mostrano comportamenti e risposte che suggeriscono che possono provare dolore, sofferenza e altre emozioni.

Il concetto di “esseri senzienti” è importante nelle discussioni sul benessere e sui diritti degli animali fin dai tempi di Jeremy Bentham, perché sottolinea le implicazioni etiche del trattare gli animali come oggetti o merci, piuttosto che come esseri con un proprio valore e diritti intrinseci. Inoltre, solleva domande sulla responsabilità morale degli esseri umani nel trattare gli animali con rispetto, compassione e considerazione per il loro benessere.

In filosofie come il buddismo, un “essere senziente” comprende ogni creatura cosciente. Il termine “senzienza” non è affatto nuovo: è stato creato dai filosofi nel 1630 e deriva dal termine latino “sentientem” (dal verbo ‘sentio’, sentire, provare). Descrive la “capacità di sentire”, in opposizione o alternativa alla “capacità di ragionare”. 

Secondo l’opinione di neuroscienziati come Antonio Damasio, le emozioni consentono agli organismi di gestire con successo il proprio comportamento di fronte a oggetti e situazioni potenzialmente pericolosi o vantaggiosi.

Letture di approfondimento sulla senzienza animale:

  • Il maiale che cantava alla luna. La vita emotiva degli animali da fattoria di Jeffrey Moussaieff Masson
  • Quando gli elefanti piangono. Sentimenti ed emozioni nella vita degli animali di Jeffrey Moussaieff Masson
  • The Inner World of Farm Animals: Their Amazing Intellectual, Emotional and Social Capacities di Amy Hatkoff (in inglese)
  • La Vita Emozionale degli Animali di Marc Bekoff
  • Cosa pensano i pesci. Percezione, coscienza, consapevolezza di Jonathan Balcombe 

Che cosa intendiamo per “crudeltà verso gli animali”?

Per crudeltà verso gli animali si intende qualsiasi atto, intenzionale o meno, che provochi danni o sofferenze fisiche o mentali agli animali. Può includere abusi fisici, negligenza, abbandono e altre forme di maltrattamento.

Esempi di crudeltà verso gli animali includono (ma non si limitano a):

  • Abuso fisico, come percosse, calci o bastonate 
  • Trascuratezza, come la mancata fornitura di cibo, acqua, riparo o cure mediche adeguate
  • Abbandono, come ad esempio costringere un animale abituato alla gestione umana a cavarsela da sé
  • Accumulo di animali, che comporta la raccolta e la detenzione di un gran numero di animali in condizioni di sovraffollamento e di scarsa igiene
  • Combattimenti tra animali, che consistono nel mettere gli animali l’uno contro l’altro per divertimento o per raccogliere soldi attraverso le scommesse
  • Mutilazione o uccisione di animali per sport o intrattenimento 

La crudeltà verso gli animali è ampiamente riconosciuta come una grave questione etica e morale, in quanto comporta l’inflizione di dolore e sofferenza a creature innocenti che non possono difendersi. Inoltre, è spesso collegata ad altre forme di violenza e abuso, tra cui la violenza domestica e l’abuso sui minori.

In molti Paesi sono in vigore leggi e regolamenti per proteggere gli animali dalla crudeltà, e numerose organizzazioni e attivistx lavorano per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e promuovere il benessere degli animali. In generale, promuovere il benessere degli animali e prevenire la crudeltà nei loro confronti è una parte importante della costruzione di una società giusta e compassionevole. 

Resta tuttavia problematica l’attuazione di leggi contro la crudeltà verso gli animali in presenza di altrettante leggi che regolamentano la caccia, la pesca, gli allevamenti, la macellazione, il trasporto di animali vivi, la sperimentazione sugli animali, i circhi, le corse di cani o di cavalli, i palii e le festività tradizionali che implicano l’utilizzo di animali, e l’elenco potrebbe continuare.

Letture di approfondimento:

  • Animals Matter: A Biologist Explains Why We Should Treat Animals with Compassion and Respect di Marc Bekoff (in inglese)
  • The Ultimate Betrayal: Is There Happy Meat? di Hope Bohanec e Cogen Bohanec (in inglese)
  • Bleating Hearts: The Hidden World of Animal Suffering di Mark Hawthorne (in inglese)
  • The CAFO Reader: The Tragedy of Industrial Animal Factories di Daniel Imhoff (in inglese)
  • Slaughterhouse: The Shocking Story of Greed, Neglect, and Inhumane Treatment Inside the U.S. Meat Industry di Gail A. Eisnitz (in inglese)
  • Farmageddon: The True Cost of Cheap Meat di Philip Lymbery e Isabel Oakeshott (in inglese)

Cos’è una questione morale?

Una questione morale è un problema che coinvolge questioni di giusto e sbagliato, di bene e male, di principi e valori etici. È una questione che solleva preoccupazioni morali o etiche e richiede che gli individui e la società prendano decisioni su ciò che è moralmente accettabile e ciò che non lo è.

Le questioni morali possono assumere molte forme diverse, tra cui la giustizia sociale, i diritti umani, la protezione dell’ambiente, il benessere degli animali e molte altre. Spesso coinvolgono quadri morali ed etici complessi e controversi e richiedono che gli individui considerino molteplici prospettive e apparati valoriali.

Le questioni morali possono essere altamente soggettive e possono variare notevolmente a seconda delle convinzioni e dei valori culturali, sociali e individuali. Tuttavia, sono generalmente considerate questioni che riguardano l’equità, la giustizia e il benessere degli individui e della società.

In generale, le questioni morali sono importanti da considerare nelle discussioni su temi sociali e politici, poiché riflettono i valori e i principi che sono alla base del nostro processo decisionale e delle nostre interazioni con il resto della comunità. Sono inoltre importanti per dare forma alla nostra identità individuale e collettiva e per promuovere il cambiamento sociale e politico.

Letture di approfondimento:

  • Mangia con consapevolezza: Analisi sulla moralità dello sfruttamento degli animali di Gary L. Francione

Cosa si intende per “veganismo etico”? 

Il veganismo etico si riferisce a un sistema di credenze e a uno stile di vita che cerca di minimizzare il più possibile sofferenze e sfruttamento a danno degli animali. Le persone ‘vegan etiche’ fanno scelte alimentari e di stile di vita basate sulla loro considerazione morale degli animali, sulla sostenibilità ambientale e su posizioni etiche prive di compromessi quanto al trattamento e all’uso degli animali.

Le persone che adottano il veganismo su base etica seguono una dieta strettamente a base vegetale, evitando il consumo di prodotti di origine animale come carne, latticini, uova e miele. Inoltre, estendono i propri principi etici al di là della semplice alimentazione, evitando spesso prodotti derivati da animali, come pelle, pellicce e cosmetici testati su animali.

Le motivazioni alla base del veganismo etico variano, ma spesso includono la tutela del benessere degli animali, il riconoscimento del loro valore intrinseco e la convinzione che gli animali non debbano essere sfruttati per scopi umani. Quantx abbracciano il veganismo etico rifiutano in toto l’idea di utilizzare gli animali per cibo, abbigliamento, intrattenimento, trasporto, o qualsiasi altra forma di uso umano.

Questa prospettiva si estende al di là delle scelte personali per sostenere cambiamenti sistemici nel modo in cui gli animali sono trattati nella società. Le persone vegan per etica possono impegnarsi nell’attivismo, sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti degli animali, sostenere i santuari e le organizzazioni di soccorso degli animali e promuovere l’adozione del veganismo come mezzo per ridurre la sofferenza degli animali e promuovere un mondo più compassionevole.

Il veganismo etico è una delle leve che spinge ad adottare uno stile di vita vegetale, e le persone possono adottare un’alimentazione plant-based o uno stile di vita vegetale per diverse ragioni, come ad esempio salute, impegno per l’ambiente o credo religioso. Tuttavia, il veganismo etico pone un forte enfasi sul trattamento etico degli animali e ha l’obiettivo di allineare le scelte personali con i propri valori morali e minimizzare la sofferenza e lo sfruttamento.

Letture di approfondimento:

  • Ethical Vegan: A Personal and Political Journey to Change the World di Jordi Casamitjana (in inglese)
  • Our Symphony with Animals: On Health, Empathy, and Our Shared Destinies di Aysha Akhtar (in inglese)
  • Sins of the Flesh: A History of Ethical Vegetarian Thought di Rod Preece (in inglese)
  • Compassion, The Ultimate Ethic: An Exploration of Veganism di Victoria Moran (in inglese)
  • Animal Grace: Entering a Spiritual Relationship with Our Fellow Creatures di Mary Lou Randour (in inglese)

Che cos’è la “giustizia sociale”?

La giustizia sociale è un concetto che si riferisce all’idea di creare una società giusta ed equa, in cui tuttx abbiano uguale accesso alle opportunità e alle risorse, indipendentemente dalla razza, dal sesso, dall’orientamento sessuale, dallo stato economico, dalla specie o da qualsiasi altra identità sociale o culturale.

La giustizia sociale implica lavorare per affrontare ed eliminare le ineguaglianze e disparità sociali, e per promuovere equità, inclusione e diversità in tutti gli ambiti della società. Ciò include questioni come la povertà, la discriminazione, la disuguaglianza e l’oppressione, nonché questioni sistemiche più ampie che hanno un impatto sulla società, come il degrado ambientale e l’accesso all’assistenza sanitaria.

La giustizia sociale implica anche la promozione dei diritti umani, il rispetto della dignità e del valore di tutti gli individui e l’impegno per creare una società in cui tuttx siano apprezzatx e rispettatx. Ciò include gli sforzi per promuovere la parità di accesso all’istruzione, all’occupazione, all’alimentazione e alla partecipazione politica e per affrontare le barriere sistemiche che limitano le opportunità e la capacità di prosperare degli individui.

In generale, la giustizia sociale è un’importante questione morale ed etica, in quanto si occupa di creare una società più giusta, equa e inclusiva per tutti gli individui, indipendentemente dalla loro identità sociale o culturale. È una componente fondamentale di una democrazia sana e prospera e richiede sforzi continui per affrontare ed eliminare le disuguaglianze e le ingiustizie sociali.

Letture di approfondimento (in inglese):

  • Sistah Vegan: Black Female Vegans Speak on Food, Identity, Health, and Society di A. Breeze Harper
  • Veganism of Color: Decentering Whiteness in Human-Animal Relations di Julia C. Oparah e A. Breeze Harper
  • Veganism in an Oppressive World: A Vegans-of-Color Community Project di Julia Feliz Brueck

Perché i diritti degli animali sono una questione di giustizia sociale?

I diritti degli animali sono considerati una questione di giustizia sociale perché si preoccupano di promuovere l’equità, l’uguaglianza e il rispetto per tutti gli esseri viventi, compresi gli animali. Così come i diritti umani si preoccupano di promuovere la parità di trattamento e di opportunità per tutti gli esseri umani, i diritti degli animali si preoccupano di promuovere un trattamento etico e compassionevole degli animali.

Le attiviste e gli attivisti per i diritti degli animali sostengono che gli animali sono esseri senzienti con un valore e una dignità intrinseci e che dovrebbero essere trattati con rispetto e compassione. Sostengono inoltre che lo sfruttamento e il maltrattamento degli animali, come negli allevamenti intensivi, nei test sugli animali e in altre filiere, non solo sono crudeli ed violenti, ma perpetuano anche un sistema di disuguaglianza e oppressione.

Proprio come gli altri movimenti di giustizia sociale, i diritti degli animali si intersecano con altre forme di oppressione e discriminazione, inclusi razzismo, sessismo e classismo. Per esempio, molte comunità a basso reddito o marginalizzate sono sproporzionatamente colpite dalla degradazione ambientale e dall’inquinamento provocati dagli allevamenti intensivi e dalla filiera ad essi collegata.

In generale, la promozione dei diritti degli animali è una componente fondamentale della promozione della giustizia sociale, in quanto implica la difesa di un trattamento etico e compassionevole di tutti gli esseri viventi e l’impegno a eliminare le ingiustizie e le disuguaglianze sistemiche che perpetuano lo sfruttamento e il maltrattamento degli animali.

Letture di approfondimento:

  • Animal Rights/Human Rights: Entanglements of Oppression and Liberation (Critical Media Studies: Institutions, Politics, and Culture) di David A. Nibert (in inglese)
  • Sister Species: Women, Animals and Social Justice di Lisa Kemmerer (in inglese)
  • Come mangiamo. Le conseguenze etiche delle nostre scelte alimentari di Peter Singer

Che cos’è l’intersezionalità?

L’intersezionalità è un concetto che si riferisce alla natura interconnessa delle identità sociali e dei sistemi di oppressione. Riconosce che gli individui hanno identità multiple, come razza, genere, sessualità, classe, specie e abilità, e che queste identità si intersecano per dare forma alle loro esperienze di oppressione e privilegio.

L’intersezionalità riconosce anche che i sistemi sociali di oppressione, come razzismo, sessismo, omofobia e carnismo, sono interconnessi e interdipendenti. Ciò significa che le soggettività che sperimentano l’oppressione in un’area della loro identità possono sperimentare l’oppressione anche in altre aree e che queste forme di oppressione spesso si rafforzano a vicenda.

Ad esempio, una donna nera può sperimentare sia il razzismo che il sessismo, il che può portare a forme uniche di discriminazione ed emarginazione che non sono vissute da una donna bianca o da un uomo nero. Allo stesso modo, una persona con disabilità può sperimentare sia l’abilismo che il razzismo o il sessismo, il che può aggravare le sue esperienze di discriminazione ed emarginazione.

L’intersezionalità è un concetto importante perché evidenzia la natura complessa e sfaccettata dei problemi di giustizia sociale e sottolinea la necessità di affrontare contemporaneamente molteplici forme di oppressione e disuguaglianza. Riconosce inoltre la diversità delle esperienze all’interno dei gruppi sociali e sottolinea l’importanza di sostenere le voci e le esperienze delle soggettività che sono più emarginate e oppresse.

Nel complesso, l’intersezionalità è un quadro di riferimento critico per comprendere e affrontare le questioni di giustizia sociale, poiché incoraggia gli individui e le comunità a riconoscere la natura interconnessa delle identità sociali e dei sistemi di oppressione e a lavorare per creare società più inclusive ed eque per tuttx.

Letture di approfondimento:

  • Donne, Razza e Classe di Angela Davis
  • Aphro-ism: Essays on Pop Culture, Feminism, and Black Veganism from Two Sisters di Aph Ko e Syl Ko
  • Fading Scars: My Queer Disability History di Corbett Joan O’Toole (in inglese)
  • The Intersectionality of Critical Animal, Disability, and Environmental Studies: Toward Eco-Ability, Justice, and Liberation di Anthony J. Nocella II (in inglese) 
  • La Politica Sessuale della Carne di Carol J Adams

Che cos’è l’“abilismo”?

Per abilismo si intende una forma di discriminazione e pregiudizio nei confronti delle persone con disabilità. Si basa sulla convinzione che le persone con disabilità siano inferiori a quelle senza disabilità e che, di conseguenza, le loro vite abbiano meno valore o significato.

L’abilismo può assumere molte forme diverse, tra cui le barriere fisiche e sociali che impediscono alle persone con disabilità di accedere al lavoro, all’istruzione, all’assistenza sanitaria, ai trasporti e ad altri servizi essenziali. Può anche includere stereotipi e atteggiamenti negativi nei confronti delle persone con disabilità, come la convinzione che siano meno capaci o intelligenti delle persone normodotate.

L’abilismo può essere palese, ad esempio l’esclusione intenzionale di persone con disabilità dalle opportunità o l’utilizzo di un linguaggio sprezzante nei loro confronti. Tuttavia, può anche essere più sottile e insidioso, come l’uso di un linguaggio abile o di supposizioni su ciò che le persone con disabilità possono o non possono fare.

L’abilismo è un importante problema di giustizia sociale, poiché perpetua un sistema di discriminazione ed emarginazione che limita le opportunità e le esperienze delle persone con disabilità. Per affrontare l’abilismo è importante lavorare per creare ambienti più inclusivi e accessibili, sfidare gli stereotipi e gli atteggiamenti negativi e promuovere i diritti e la dignità delle persone con disabilità.

Letture di approfondimento:

  • Bestie da soma. Disabilità e liberazione animale di Sunaura Taylor
  • Vegans on Speciesism and Ableism di Peter Lang Verlag

Che cosa intendiamo per “oppressione”?

L’oppressione si riferisce a un modello sistemico di discriminazione, ingiustizia e maltrattamento nei confronti di un particolare gruppo di persone, basato sulla loro identità sociale. L’oppressione può assumere molte forme diverse, tra cui quella sociale, economica, politica e culturale.

L’oppressione è spesso caratterizzata dall’uso del potere e del privilegio da parte di individui o gruppi in posizioni di autorità, per mantenere e rafforzare le gerarchie sociali esistenti che garantiscono loro un vantaggio a spese di altrx. Ciò può comportare l’emarginazione, l’esclusione e la sottomissione di alcuni gruppi, mentre altri godono di un maggiore accesso alle risorse, alle opportunità e allo status sociale.

L’oppressione non si limita a una singola forma di discriminazione, ma può intersecarsi con altre forme, come il razzismo, il sessismo, l’omofobia, la transfobia, l’abilismo, lo specismo e altre ancora. Ad esempio, una persona che subisce un’oppressione basata sulla razza può subire anche un’oppressione basata sul genere, sull’orientamento sessuale o sullo status socio-economico.

L’oppressione è un problema di giustizia sociale, poiché mina la dignità e l’umanità degli individui e delle comunità e perpetua un sistema di disuguaglianza e ingiustizia. Per affrontare l’oppressione, è importante riconoscere e sfidare i sistemi e le strutture che la perpetuano e lavorare per creare società più eque e inclusive per tutte le persone.

Letture di approfondimento:

  • Animal Oppression and Human Violence: Domesecration, Capitalism, and Global Conflict (Critical Perspectives on Animals: Theory, Culture, Science, and Law) di David A. Nibert (in inglese)
  • Queer and Trans Voices: Achieving Liberation Through Consistent Anti-Oppression di Julia Feliz Brueck (in inglese)
  • Veganism in an Oppressive World di Julia Brueck (in inglese)

Che cos’è l’“inclusività”?

L’inclusività si riferisce alla pratica di creare un ambiente accogliente e solidale che valorizzi e rispetti la diversità e promuova la piena ed equa partecipazione di tutte le soggettività, indipendentemente dalla loro identità sociale. Ciò include individui di razza, etnia, sesso, orientamento sessuale, abilità, età, religione e background socio-economico diversi.

L’inclusività consiste nel riconoscere e celebrare le identità e le esperienze uniche delle persone e nel creare spazi accessibili e rassicuranti per tuttx. Comporta anche un lavoro attivo per affrontare e smantellare le barriere all’inclusione, come la discriminazione, il pregiudizio e gli stereotipi.

Le pratiche inclusive possono assumere molte forme diverse, come la promozione della diversità e della rappresentanza, la creazione di spazi fisici e virtuali accessibili, l’uso di un linguaggio inclusivo, l’offerta di sistemazioni per le persone con disabilità e la contestazione attiva di comportamenti e atteggiamenti discriminatori.

L’inclusività è un’importante questione di giustizia sociale, poiché è essenziale per creare società più eque e giuste. Promuovendo l’inclusività, possiamo garantire che tuttx possano partecipare pienamente ed equamente alla vita sociale, economica e politica e che la diversità dell’esperienza umana sia valorizzata e celebrata.

Che cos’è il “sessismo”?

Il sessismo è una forma di discriminazione o pregiudizio basata sul genere o sul sesso di una persona, in genere contro le donne o gli individui che non sono conformi alle norme di genere tradizionali. È radicato nella convinzione che un genere sia superiore agli altri e può assumere molte forme diverse, tra cui stereotipi, molestie e disparità di trattamento.

Il sessismo può essere palese o più subdolo, e può essere perpetuato attraverso i sistemi sociali, economici e politici, nonché attraverso atteggiamenti e comportamenti individuali. Per esempio, il sessismo può riflettersi nel divario salariale tra uomini e donne, nella sottorappresentazione delle donne nelle posizioni di comando o nell’oggettivazione del corpo femminile nei media.

Il sessismo è un problema di giustizia sociale perché perpetua la disuguaglianza e l’emarginazione basate sul genere e limita le opportunità e le esperienze delle persone che ne sono vittime. Per affrontare il sessismo, è importante lavorare per creare ambienti più equi e inclusivi, sfidare gli stereotipi e gli atteggiamenti negativi, promuovere i diritti e la dignità di tuttx indipendentemente dal genere e sostenere le donne e le altre identità di genere emarginate a raggiungere il proprio pieno potenziale.

Letture di approfondimento:

  • Veganism, Sex and Politics di C. Lou Hamilton (in inglese)
  • Contesting Anthropocentric Masculinities Through Veganism di Kadri Aavik

Che cos’è l’“autonomia corporea”?

L’autonomia corporea è l’idea secondo la quale ogni soggettività ha il diritto di controllare ciò che accade al proprio corpo, compreso il diritto di prendere decisioni su trattamenti medici, riproduzione e attività sessuale. È strettamente correlato al concetto di integrità corporea, che afferma che le soggettività hanno il diritto di essere liberx da procedure mediche indesiderate o invasive o da altre forme di interferenza fisica.

L’autonomia corporea è considerata un diritto umano fondamentale ed è tutelata da diversi trattati e quadri giuridici internazionali sui diritti umani. Ad esempio, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo afferma che “nessunə potrà essere sottopostə a interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza, né ad attacchi al suo onore e alla sua reputazione”, mentre il Patto internazionale sui diritti civili e politici afferma che “ogni essere umano ha il diritto intrinseco alla vita” e “nessunə potrà essere sottoposto a tortura o a trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti”.

L’autonomia corporea può essere una questione particolarmente importante nel contesto dei diritti riproduttivi, dove le persone possono incontrare ostacoli nell’accesso all’aborto sicuro e legale o alla contraccezione o possono essere sottoposte a sterilizzazione forzata o ad altre procedure di salute riproduttiva. Può anche essere rilevante nei casi di trattamento medico, qualora alle persone venga chiesto di acconsentire a procedure invasive o potenzialmente dannose senza comprenderne appieno i rischi e i benefici. Il diritto all’autonomia corporea è una componente essenziale della libertà e della dignità individuale ed è al centro di molti movimenti per la giustizia sociale e i diritti umani.

Nel movimento per i diritti degli animali, il concetto di autonomia corporea viene utilizzato per sostenere il diritto degli animali a essere liberi dallo sfruttamento e dal controllo umano. Attiviste e attivisti per i diritti degli animali sostengono che gli animali dovrebbero essere riconosciuti come esseri senzienti con la capacità di provare dolore, piacere e altre emozioni, e dovrebbero avere il diritto di controllare il proprio corpo e la propria vita.

Questo può assumere molte forme, come ad esempio sostenere la fine dei test e degli esperimenti sugli animali, opporsi all’uso degli animali nell’intrattenimento e nello sport e promuovere diete a base vegetale come modo per porre fine al controllo invasivo e indesiderato sulla vita e sul corpo degli animali.

Il movimento per i diritti degli animali è spesso inquadrato come una questione di giustizia sociale, in quanto cerca di contrastare l’oppressione e lo sfruttamento sistemico degli animali e di promuovere un rapporto più giusto ed equo tra gli esseri umani e le altre specie. Sostenendo il diritto degli animali a controllare il proprio corpo e la propria vita, le attiviste e gli attivisti per i diritti degli animali lavorano per una società più giusta e umana, in cui tutti gli esseri siano trattati con rispetto e dignità.

Che cos’è l’“oppressione sistemica”?

L’oppressione sistemica si riferisce a modelli di discriminazione e svantaggio che sono incorporati nei sistemi sociali, politici ed economici di una società e sono perpetuati attraverso leggi, politiche e norme culturali. L’oppressione sistemica può assumere diverse forme, come razzismo, sessismo, abilismo, omofobia e transfobia, specismo, e può avere impatti diversi su individui e gruppi identitari.

L’oppressione sistemica è spesso caratterizzata da un accesso diseguale alle risorse, alle opportunità e al potere, nonché dalla svalutazione e dall’emarginazione di alcuni gruppi di persone. Può essere difficile da affrontare e smantellare, poiché è profondamente radicata nelle strutture e nelle istituzioni della società.

Esempi di oppressione sistemica possono essere le discriminazioni storiche e continue subite dalle persone nere in molte parti del mondo, perpetuate attraverso leggi e politiche come la schiavitù, la segregazione e l’incarcerazione di massa. Allo stesso modo, l’oppressione sistemica può essere vista nel modo in cui le donne e altri gruppi emarginati sono statx esclusx da posizioni di potere e di influenza, così come nelle barriere che devono affrontare per accedere all’istruzione, all’assistenza sanitaria e ad altri diritti fondamentali.

Affrontare l’oppressione sistemica richiede un approccio multidisciplinare che affronti le strutture sociali ed economiche sottostanti che perpetuano la disuguaglianza, nonché gli atteggiamenti culturali e individuali che sostengono le pratiche discriminatorie. Ciò può comportare una serie di strategie, come la riforma delle politiche, l’organizzazione delle comunità, l’educazione e la sensibilizzazione e la difesa dei diritti dei gruppi emarginati.

Che cos’è l’“attivismo ambientale”?

L’attivismo ambientale è il lavoro di persone, gruppi e organizzazioni che si battono per la protezione e la conservazione dell’ambiente naturale. Le attiviste e glli attivisti ambientali lavorano per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle minacce che incombono sull’ambiente e per promuovere politiche e pratiche a sostegno della sostenibilità, della conservazione e della gestione responsabile delle risorse naturali.

L’attivismo ambientale può assumere molte forme, tra cui proteste, dimostrazioni pubbliche, attività di lobbying e campagne educative. Attiviste e attivisti possono lavorare su un ampio ventaglio di problematiche, come ad esempio i cambiamenti climatici, l’inquinamento, la deforestazione, la conservazione delle specie animali selvatiche e della biodiversità, e la tutela degli habitat naturali.

L’attivismo ambientale è spesso inquadrato come questione di giustizia sociale, poiché gli impatti del degrado ambientale e dei cambiamenti climatici colpiscono in modo sproporzionato le comunità emarginate e quelle che vivono in povertà. Le attiviste e gli attivisti ambientali spesso lavorano in collaborazione con altri movimenti di giustizia sociale per affrontare l’interconnessione delle questioni sociali, economiche e ambientali.

Alcuni esempi significativi di attivismo ambientale includono il lavoro di Greta Thunberg e del movimento Fridays for Future, che ha portato l’attenzione sulla necessità urgente di agire per contrastare il cambiamento climatico, nonché il movimento guidato dalle comunicazioni indigene per proteggere le terre e le acque sacre, come gli sforzi in corso per fermare la costruzione dell’oleodotto Keystone XL negli Stati Uniti.

Che cosa intendiamo per “allevamento intensivo”? 

L’allevamento intensivo si riferisce a un metodo di agricoltura intensiva che prevede il confinamento di un gran numero di animali in spazi ristretti allo scopo di produrre carne, latticini e uova. Negli allevamenti intensivi, gli animali sono generalmente confinati in spazi chiusi, in condizioni di affollamento e insalubrità, spesso in gabbie o recinti che ne limitano i movimenti e i comportamenti naturali.

L’obiettivo principale degli allevamenti intensivi è massimizzare l’efficienza e il profitto producendo enormi quantità di alimenti di origine animale al minor profitto possibile. Questo spesso comporta l’uso spropositato di antibiotici, ormoni della crescita e altre sostanze farmacologiche per promuovere un rapido accrescimento ed evitare focolai di malattie, oltre all’impiego di colture geneticamente modificate e chimicamente trattate per maggiore produttività.

I critici dell’allevamento intensivo sostengono che questo metodo di allevamento è disumano e crudele, in quanto fa sì che gli animali soffrano di stress, malattie e lesioni e nega loro la possibilità di assumere comportamenti naturali. Essi sottolineano anche gli impatti ambientali dell’allevamento intensivo, come l’inquinamento dell’acqua e del suolo dovuto alle deiezioni degli animali e l’esaurimento delle risorse naturali come l’acqua e la terra, e le implicazioni per la salute, in particolare per quanto riguarda la resistenza agli antimicrobici, i rischi zoonotici e altri fattori di rischio per la salute umana (sia diretta – per i lavoratori – sia indiretta – per gli individui che vivono nelle immediate vicinanze e per quelli che mangiano prodotti animali).

Che cos’è il “carnismo”?

Carnismo è un termine coniato dalla psicologa e scienziata sociale Melanie Joy per descrivere il sistema di credenze invisibili che sta alla base del consumo di prodotti animali. Secondo la Joy, il carnismo è una ideologia dominante che sostiene l’utilizzo di animali come cibo, ed è alimentato da una serie di meccanismi sociali, psicologici e culturali.

Il carnismo opera mantenendo una distanza ‘di sicurezza’ tra consumatori e consumatrici e la realtà della zootecnia, nonché promuovendo una serie di miti e giustificazioni che fanno sembrare il consumo di prodotti animali naturale, normale e necessario. Alcuni di questi miti includono l’idea che gli esseri umani siano biologicamente progettati per mangiare carne, che la carne sia essenziale per una buona salute e che gli animali allevati per l’alimentazione siano trattati bene e vivano felici.

Joy sostiene che il carnismo sia un sistema di credenze problematico perché si basa sull’oggettivazione e sullo sfruttamento degli animali e contribuisce a una serie di problemi sociali e ambientali, come la sofferenza degli animali, i problemi di salute umana e la distruzione ecologica.

Il concetto di carnismo si è imposto all’attenzione delle sostenitrici e dei sostenitori dei diritti degli animali e di coloro che si preoccupano dell’impatto della zootecnia, in quanto evidenzia il ruolo dei fattori culturali e psicologici nel plasmare i nostri atteggiamenti e comportamenti nei confronti degli animali e dell’ambiente.

Letture di approfondimento:

  • Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche di Melanie Joy

Che cos’è una “investigazione sotto copertura”?

Un’indagine sotto copertura è un tipo di giornalismo investigativo o di attivismo in cui una persona o un gruppo di persone si infiltra in un’organizzazione o in un’azienda con l’obiettivo di smascherare attività illegali o non etiche che altrimenti rimarrebbero nascoste alla vista del pubblico.

Nel contesto dell’attivismo per i diritti degli animali, le investigazioni sotto copertura sono spesso condotte all’interno di allevamenti intensivi, mattatoi, e altri impianti che allevano e uccidono animali per cibo o per altri prodotti derivati dalla loro sofferenza. Gli investigatori e le investigatrici possono filmare in segreto di notte, installare telecamere nascoste, o farsi assumere come dipendenti o fornitori e utilizzare telecamere nascoste e altri dispositivi per filmare e documentare il trattamento che subiscono gli animali, incluse prose di abusi, abbandono e altre forme di crudeltà.

L’obiettivo delle indagini sotto copertura è fornire prove di abusi e maltrattamenti sugli animali e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni all’interno di queste strutture. I filmati e i risultati raccolti durante le indagini sotto copertura possono essere utilizzati per informare il dibattito pubblico, influenzare le decisioni politiche e ritenere le aziende responsabili delle loro azioni. A volte, le indagini sotto copertura hanno ricevuto critiche per il loro potenziale di violazione dei diritti alla privacy e per le considerazioni etiche relative all’uso di tattiche ingannevoli per ottenere informazioni.

Come possiamo spiegare l’advocacy vegan?

L’advocacy vegan è un tipo di attivismo volto a promuovere l’adozione di uno stile di vita vegan, che comporta la rinuncia e il rifiuto dell’utilizzo di animali e derivati per alimentazione, abbigliamento, intrattenimento ed altre finalità.

Le persone coinvolte in vegan advocacy utilizzano un’ampia gamma di strategie per promuovere la scelta vegan, inclusi momenti informativi, outreach e azione diretta. Alcunx advocate vegan si dedicano ad educare un pubblico più ampio sulle implicazioni etiche, ambientali e salutistiche della zootecnia e sui benefici di un’alimentazione plant-based. Possono decidere di organizzare dibattiti pubblici, distribuire volantini e creare contenuti digitali per diffondere consapevolezza. 

Altrx advocate vegan possono invece utilizzare tattiche più dirette, come proteste, manifestazioni e disobbedienza civile, per accendere i riflettori sulla questione dei diritti degli animali e ispirare al cambiamento. Queste azioni dirette possono implicare l’interruzione delle operazioni negli impianti d’allevamento o di macellazione, la contestazione di politiche governative che supportano lo sfruttamento degli animali, o la pressione sulle aziende affinché adottino pratiche più etiche e sostenibili. 

L’obiettivo dell’advocacy vegan è spostare le attitudini e i comportamenti della società verso uno stile di vita più compassionevole e sostenibile, che veda come prioritario il benessere degli animali, dell’ambiente e della salute umana. Le persone che si occupano di vegan advocacy credono che promuovendo la scelta vegan sia possibile altresì contribuire a ridurre la sofferenza e lo sfruttamento degli animali e a costruire una società più giusta ed equa per tuttx.

Qual è la differenza fra “vegan” e “plant-based?

Sebbene i termini “vegan” e “plant-based” vengano spesso utilizzati in modo intercambiabile, ci sono alcune importanti differenze fra essi.

Il veganismo è una filosofia e uno stile di vita che cerca di escludere l’uso di animali per il cibo, l’abbigliamento e altri scopi. Le persone vegan in genere non consumano alcun prodotto di origine animale, compresi carne, latticini, uova e miele, ed evitano anche di utilizzare prodotti realizzati con derivati degli animali, come ad esempio pelle, lana, seta e piume. Il veganismo è motivato da ragioni etiche, ambientali e di salute ed è spesso associato all’attivismo per i diritti degli animali.

L’alimentazione plant-based o a base vegetale, invece, si riferisce a una dieta che si basa su alimenti vegetali integrali come frutta, verdura, cereali, legumi, frutta a guscio e semi oleosi, con un consumo minimo o nullo di prodotti animali. Sebbene alcune persone adottino una dieta plant-based per ragioni etiche o ambientali, la maggior parte lo fa principalmente per ragioni di salute, poiché le diete a base vegetale sono state associate con un rischio inferiore di sviluppare patologie croniche come malattie cardiovascolari, diabete e alcuni tipi di cancro.

Sebbene vi sia una sovrapposizione tra veganismo e diete plant-based, è possibile seguire una dieta a base vegetale senza essere completamente vegan. Ad esempio, una persona che segue una dieta a base vegetale può consumare occasionalmente piccole quantità di prodotti animali, come uova o latticini, pur evitando la carne e altri ingredienti di origine animale. Oppure può lavorare in un’industria che sfrutta gli animali a scopo di lucro, ma mangiare plant-based per la propria salute.

In sintesi, il veganismo abbraccia una filosofia e uno stile di vita più ampi che vanno al di là della dieta, mentre il plant-based si riferisce specificamente a un modo di mangiare che enfatizza gli alimenti vegetali integrali.

Questa distinzione si basa sulle definizioni comunemente accettate di veganismo e di diete a base vegetale, oltre che su informazioni provenienti da fonti autorevoli come:

Queste fonti forniscono ulteriori informazioni e risorse relative al veganismo e alle diete a base vegetale e sono ampiamente riconosciute come fonti affidabili di informazioni su nutrizione e salute.

Come si relazionano femminismo e diritti degli animali?

Il femminismo e i diritti degli animali sono collegati sotto diversi aspetti. Entrambi i movimenti si occupano di questioni di oppressione, dominio e sfruttamento e cercano di sfidare e smantellare i sistemi di potere che permettono queste ingiustizie.

Uno dei modi in cui il movimento per i diritti delle donne e quello per i diritti degli animali si incrociano è proprio attraverso il concetto di intersezionalità. L’intersezionalità è la consapevolezza che le persone singole e i gruppi sono colpitx da molteplici forme di oppressione, come il razzismo, il sessismo, l’abilismo e lo specismo. Ciò significa che i diritti degli animali non possono essere compresi appieno senza considerare come si intersecano con altre forme di oppressione, come il sessismo e il razzismo. Per esempio, le donne e le ragazze sono spesso colpite in modo sproporzionato dalla zootecnia e dalla distruzione dell’ambiente, e l’empowerment delle donne è strettamente legato ai diritti degli animali e alla giustizia ambientale.

Un altro modo in cui femminismo e diritti degli animali si intersecano è l’uso di metafore e immagini animali nel linguaggio e nella cultura. L’uso di frasi come “vacca da mungere” o “essere una gallina dalle uova d’oro” perpetua l’idea che gli animali siano oggetti da usare e abusare e rafforza una cultura di dominio e violenza. Le femministe sostengono che questo linguaggio rafforzi atteggiamenti e comportamenti dannosi sia nei confronti delle donne che degli animali e che cambiare il nostro linguaggio può essere un potente strumento per promuovere società più compassionevoli e giuste.

In generale, il femminismo e i diritti degli animali condividono l’obiettivo di contestare e trasformare i sistemi di oppressione e predominio. Riconoscendo le connessioni tra le diverse forme di oppressione e lavorando insieme per un mondo più giusto ed equo per tutti gli esseri, possiamo creare un futuro più compassionevole e sostenibile.

Come possiamo spiegare la sostenibilità?

La sostenibilità si riferisce alla capacità di un sistema o di un processo di mantenersi nel tempo senza esaurire le risorse naturali o causare danni all’ambiente. Viene spesso utilizzata nel contesto delle attività umane e dello sviluppo, dove l’obiettivo è soddisfare i bisogni della generazione attuale senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.

La sostenibilità comprende molti aspetti diversi della vita umana, tra cui la sostenibilità economica, sociale e ambientale. La sostenibilità economica implica l’utilizzo delle risorse in modo da promuovere la prosperità e la stabilità a lungo termine, mentre la sostenibilità sociale implica la garanzia che le comunità siano sane, eque e resistenti. La sostenibilità ambientale implica l’utilizzo delle risorse naturali in modo da non esaurirle o comprometterle e da ridurre al minimo gli impatti negativi delle attività umane sul mondo naturale.

Il raggiungimento della sostenibilità richiede un approccio olistico che consideri l’interconnessione di diversi sistemi e processi. Si tratta di bilanciare le esigenze delle persone, dell’ambiente e dell’economia e di fare scelte che promuovano il benessere e la stabilità a lungo termine. Ciò potrebbe comportare l’adozione di pratiche sostenibili nell’agricoltura, nei trasporti, nella produzione di energia e in altri settori, nonché la promozione di politiche e normative a sostegno dello sviluppo sostenibile.

La sostenibilità è un concetto molto importante nel mondo contemporaneo, poiché le attività antropiche continuano a mettere sotto pressione le risorse naturali e gli ecosistemi del pianeta. Promuovendo pratiche e politiche sostenibili, possiamo contribuire a creare una società più equa e giusta che risponde ai fabbisogni non solo delle persone, ma anche degli altri abitanti del pianeta, adesso e in futuro.

Che cos’è lo “specismo”?

Lo specismo è la convinzione che una specie, di solito quella umana, sia intrinsecamente superiore a tutte le altre e abbia quindi il diritto di dominare, usare e sfruttare le altre specie a proprio vantaggio. Questo termine è stato coniato dal filosofo Richard Ryder nel 1970 ed è simile per natura ad altre forme di discriminazione quali razzismo, sessismo, abilismo e omofobia. Lo specismo spesso porta al maltrattamento e allo sfruttamento degli animali, incluso il loro uso sconsiderato per la produzione di cibo, per la sperimentazione scientifica e per l’intrattenimento. Le attiviste e gli attivisti per i diritti degli animali sostengono che lo specismo sia ingiustificabile e che tutti gli animali, indipendentemente dalla loro specie, abbiano il diritto di essere trattati con rispetto e compassione.

Ecco alcuni esempi di specismo che possono essere riconosciuti da un pubblico multiculturale:

  1. L’utilizzo di animali per divertimento o trasporto: Molte culture utilizzano gli animali nei circhi, nei rodei, nelle gare ‘sportive’ e in altre forme di intrattenimento e/o trasporto, che possono comportare un trattamento crudele e lo sfruttamento degli animali.
  2. Il consumo di carne (e derivati):Alcune culture hanno una forte tradizione di consumo di carne, che spesso comporta il maltrattamento e lo sfruttamento degli animali allevati per l’alimentazione.
  3. L’utilizzo degli animali per la ricerca scientifica o la sperimentazione: Molti Paesi utilizzano gli animali negli esperimenti scientifici, che possono provocare danni e sofferenze significativi e la morte.
  4. Indossare pellicce o usare altri prodotti animali: Alcune culture attribuiscono grande importanza all’uso di prodotti animali per l’abbigliamento e per altri scopi, che spesso comportano l’uccisione di animali per la loro pelle, pelliccia o altre parti del corpo.
  5. Detenere animali selvatici in cattività: Molte culture tengono gli animali negli zoo, negli acquari e in altre forme di cattività per il piacere dell’uomo, spesso in condizioni di vita precarie, e provocando angoscia psicologica e sofferenza fisica per l’assenza di qualsivoglia forma di rispetto delle caratteristiche etologiche degli animali detenuti.

Letture di approfondimento:

  • Speciesism di Joan Dunayer
  • Some We Love, Some We Hate, Some We Eat: Why It’s So Hard to Think Straight About Animals di Hal Herzog

Che cos’è la “liberazione animale”?

La liberazione animale è una filosofia e un movimento sociale che mira a porre fine all’uso e allo sfruttamento degli animali da parte dell’uomo. Sostiene l’uguaglianza dei diritti e della libertà di tutti gli esseri senzienti, indipendentemente dalla loro specie, e si oppone all’idea che gli animali siano proprietà o risorse per l’uso umano.

Il concetto di liberazione animale è stato sdoganato dal filosofo australiano Peter Singer attraverso il libro Animal Liberation pubblicato nel 1975. Nel libro, il filosofo sostiene che gli animali dovrebbero vedersi riconosciuto lo stesso status morale degli esseri umani e che la loro sofferenza e i loro diritti dovrebbero essere presi seriamente. 

La liberazione animale è spesso associata al movimento per i diritti degli animali e al veganismo, in quanto promuove l’idea di porre fine allo sfruttamento degli animali in tutti gli ambiti della vita umana, compresi cibo, abbigliamento, intrattenimento e ricerca scientifica.

Le persone che sostengono la liberazione animale credono che gli animali abbiano il diritto di vivere liberi dalla sofferenza, dalla prigionia e dai danni causati dalle attività umane e che sia nostra responsabilità come società proteggerli. Il movimento auspica cambiamenti nelle leggi e nelle politiche affinché promuovano attivamente il benessere e i diritti degli animali e incoraggia le persone a fare scelte etiche nella propria vita quotidiana per sostenere la liberazione degli animali.

Che cos’è un santuario per animali liberati (o rifugio permanente)?

Un santuario per animali liberati è un luogo in cui gli animali, generalmente animali cosiddetti ‘da reddito’ dalla legge italiana,vengono salvati, riabilitati, e viene loro assicurata una casa sicura e permanente per il resto delle loro vite. I santuari per animali liberati – o rifugi permanenti, come sono stati recentemente riconosciuti in Italia attraverso il decreto del ministero della Salute del 7 marzo 2023, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 16 maggio 2023 -, possono anche offrire programmi educativi, opportunità di volontariato e soprattutto portare avanti un lavoro di advocacy per diffondere consapevolezza sulla questione animale. 

I santuari sono in genere organizzazioni senza scopo di lucro gestite da volontarie e volontari o con l’aiuto di personale dipendente, e si affidano in larga parte a donazioni e sostegno liberale per portare avanti le proprie attività. Gli animali ospitati nei santuari possono provenire da situazioni diverse, come quelli salvati da situazioni di abuso o di abbandono, liberati dalla filiera degli allevamenti o dall’intrattenimento, o ceduti da persone che non possono più prendersi cura di loro.

L’obiettivo dei santuari per animali è quello di fornire un ambiente sereno e accogliente agli animali che spesso hanno subito traumi, abusi o negligenza nella loro vita passata, o che sarebbero semplicemente stati destinati ad una morte per crudeltà o per abbandono. Molti santuari lavorano anche per promuovere i diritti degli animali e per educare il pubblico sui problemi che gli animali devono affrontare nella nostra società.

Nel complesso, i santuari per animali sono una risorsa vitale per gli animali liberati o in difficoltà e forniscono un servizio prezioso sia agli animali che alla società, offrendo un punto di vista ‘diverso’, rispettoso e compassionevole, sulle soggettività che decenni di sapienti attività di marketing foraggiate da interessi economici hanno portato a vedere solo come prodotti.

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Che cosa significa “trattamento etico degli animali”?

Il trattamento etico degli animali si riferisce alla convinzione che gli animali debbano essere trattati con rispetto e considerazione per il loro benessere, proprio come gli esseri umani. Si basa sull’idea che gli animali siano esseri senzienti in grado di provare dolore, sofferenza e una serie di emozioni, e che non debbano essere trattati semplicemente come merci o oggetti per uso umano.

Il trattamento etico degli animali implica il riconoscimento del loro valore intrinseco e il rispetto dei loro interessi, sia che si tratti di fornire loro cibo, acqua, riparo e cure veterinarie adeguate, sia che si tratti di evitare pratiche che causano loro danni, dolore o sofferenza inutili. Questo può includere questioni come la sperimentazione animale, l’allevamento intensivo, la crudeltà verso gli animali e qualsiasi tipo di sfruttamento degli animali, ad esempio per attività sportive o intrattenimento.

Il trattamento etico degli animali è spesso considerato un aspetto fondamentale del benessere e dei diritti degli animali ed è una considerazione importante per individui, organizzazioni ed esponenti politici che lavorano per migliorare la vita degli animali.

Che cosa significa “vivisezione” e perché è crudele?

Per vivisezione si intende la pratica di condurre esperimenti invasivi su animali vivi per scopi educativi o di ricerca medica o scientifica. Implica sottoporre gli animali a varie procedure, come la chirurgia, la dissezione e la somministrazione di farmaci o sostanze chimiche, spesso senza anestesia o adeguato sollievo dal dolore. La vivisezione è eticamente problematica, in quanto causa danni, sofferenze e morte inutili a esseri senzienti che possono provare dolore e angoscia. Le attiviste e gli attivisti per i diritti degli animali non sono l’unica parte coinvolta in questa discussione, e ci sono anche argomentazioni avanzate da ricercatori e ricercatrici, scienziatx e organismi di regolamentazione riguardo alla necessità e ai benefici della sperimentazione animale in determinati contesti.

Ci sono diversi argomenti contro la vivisezione:

  • La vivisezione infligge agli animali gravi sofferenze fisiche e psicologiche, provocando angoscia, dolore e paura. Quantx si battono per i diritti degli animali sostengono che queste pratiche sono intrinsecamente crudeli e violano il principio morale di non causare danni inutili agli esseri senzienti.
  • L’affidabilità e la rilevanza della ricerca sugli animali nel prevedere le risposte umane e nello sviluppare trattamenti efficaci sono spesso discutibili. Le differenze fisiologiche e genetiche tra gli esseri umani e gli animali limitano l’applicabilità delle scoperte ottenute attraverso gli esperimenti condotti sugli animali. 
  • Esistono alternative prive di crudeltà grazie ai progressi della tecnologia, come gli studi in vitro, la simulazione al computer e le tecniche di ricerca basate sull’uomo. Queste alternative possono fornire approcci più accurati ed etici all’indagine scientifica, riducendo la necessità di sperimentare sugli animali.
  • Ci sono anche preoccupazioni sulle implicazioni etiche dell’uso degli animali come semplici strumenti di sperimentazione, in particolare quando le protezioni legali sono inadeguate o non sufficientemente applicate. Le organizzazioni per i diritti degli animali chiedono spesso norme più severe e una maggiore trasparenza nella ricerca sugli animali.

Oltre alla ricerca scientifica e alla didattica, la sperimentazione animale è diffusa anche nell’industria dei cosmetici e dei prodotti per la casa, dove gli animali vengono utilizzati per testare la sicurezza e l’efficacia di vari prodotti, tra cui detergenti e trucchi.

Quando si tratta di testare i detergenti, gli animali sono comunemente sottoposti a test di irritazione cutanea e di corrosione, in cui i prodotti vengono applicati sulla pelle o sugli occhi per valutare i potenziali effetti nocivi. Questi test possono causare dolore, angoscia e danni duraturi agli animali coinvolti.

Analogamente, i test sul trucco spesso prevedono di sottoporre gli animali a prove quali la sensibilizzazione cutanea, l’irritazione degli occhi e della pelle e i test di tossicità acuta. Queste procedure possono provocare sofferenza, dolore e, in ultima analisi, la morte degli animali utilizzati. I sostenitori e le sostenitrici dei diritti degli animali sostengono che questi test non sono necessari, poiché esistono oggi diversi metodi alternativi che non richiedono la sperimentazione sugli animali.

Negli ultimi anni sono stati compiuti notevoli progressi quanto a metodi di sperimentazione alternativi per i cosmetici e i prodotti per la casa. Tra questi, i test in vitro che utilizzano colture di cellule cutanee umane, la simulazione al computer e l’utilizzo dei dati esistenti sulla sicurezza degli ingredienti. Queste alternative forniscono risultati più accurati e rilevanti per l’uomo, evitando al contempo il danno inflitto agli animali.

Inoltre, le modifiche normative in diversi Paesi e regioni hanno mirato a ridurre o eliminare i test sugli animali per i cosmetici e i prodotti per la casa. L’Unione Europea, ad esempio, ha introdotto il divieto di sperimentazione animale sia per gli ingredienti che per i prodotti cosmetici finiti. Anche altri Paesi, come l’India e Israele, hanno attuato divieti o restrizioni simili sulla sperimentazione animale per i cosmetici.

Fonti attendibili per informazioni sui test sugli animali nell’industria dei cosmetici e dei prodotti per la casa, dal punto di vista dei diritti degli animali, sono organizzazioni come Cruelty Free International, il Leaping Bunny Program, la Humane Society International e la nostra LAV, acronimo che sta proprio per Lega Anti-Vivisezione. Queste fonti possono fornire ulteriori approfondimenti, statistiche e dettagli sulle preoccupazioni etiche legate alla sperimentazione animale e sugli sforzi per promuovere alternative cruelty-free.

Letture di approfondimento:

  • Alternatives to Animal Testing di Kojima Seidle, Troy Seidle et. al. (in inglese)
  • Slaughter of the Innocent di Hans Ruesch (in inglese)
  • L’Imperatrice Nuda di Hans Ruesch

Che cosa sono le leggi “ag-gag”?

Le leggi ag-gag sono leggi che limitano o criminalizzano le indagini sotto copertura e la denuncia delle crudeltà sugli animali e di altre pratiche non etiche all’interno degli allevamenti. Queste leggi mirano a impedire ad attivistx, giornalistx e whistle-blowers di documentare e rivelare casi di abuso e sofferenza degli animali, condizioni di lavoro non sicure, violazioni ambientali e problemi di sicurezza alimentare che possono verificarsi negli allevamenti.

Le leggi ag-gag (agro-bavaglio) includono in genere disposizioni che rendono illegale l’accesso alle strutture zootecniche con un pretesto, la registrazione di video o lo scatto di fotografie senza autorizzazione o la mancata segnalazione di violazioni osservate entro un determinato periodo di tempo. Imponendo sanzioni e conseguenze legali, queste leggi spingono le persone a desistere dal condurre indagini sotto copertura e dal rendere pubbliche le prove ottenute.

Sebbene l’espressione “leggi ag-gag” sia principalmente associata agli Stati Uniti, dove diversi stati federali hanno messo in atto legislazioni e normative di questo tipo, esistono misure legali e disposizioni di leggi analoghe anche in paesi come Australia e Canada, benché i dettagli delle normative e la terminologia specifica siano diversi di paese in paese.

Anche in assenza di leggi ag-gag, in vari Paesi possono essere intraprese azioni legali contro le investigazioni a tutela degli animali quando queste assumono la forma di indagini sotto copertura che rivelano attività illegali o contrarie all’etica. Le azioni legali possono essere avviate dall’industria agricola, da aziende o individui direttamente interessati dalle indagini o anche dal governo. Il quadro giuridico specifico e le potenziali conseguenze dipendono dalla giurisdizione e dalla natura dell’indagine.

In alcuni casi, invece delle azioni legali, si può tentare di approvare leggi o ottenere ingiunzioni per impedire la diffusione di filmati di indagini sotto copertura o per limitare l’impatto delle prove ottenute. L’intento di queste azioni legali è spesso quello di proteggere la reputazione e gli interessi economici delle filiere coinvolte.

La frequenza e i dettagli delle azioni legali contro gli investigatori per gli animali variano a seconda dei Paesi e delle regioni, a seconda delle protezioni legali e dei regolamenti in vigore, nonché del contesto politico e culturale che circonda l’attivismo per i diritti degli animali.

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