Le Nostre Oppressioni Sono Interconnesse

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Guest blog by Christopher “Soul” Eubanks

Sono cresciuto innamorato della musica hip hop degli Anni Novanta. Molti dei miei artisti preferiti dell’epoca, come Nas, 2Pac, Outkast, e Ice Cube, spesso usavano la loro musica per affrontare questioni di ingiustizia razziale e sociale. Proprio come questi artisti, anche io mi sentivo scollegato da quell’America che esaltava personaggi come Ronald Reagan e Cristoforo Colombo. Al contrario, mi sentivo più legato a figure come James Baldwin e Malcolm X, che criticavano fermamente l’America per le sue carenze e la sua ipocrisia.

Leggendo delle abitudini alimentari di Malcolm X, che seguiva prevalentemente un’alimentazione vegetariana, fui ispirato a diventare io stesso vegetariano a 17 anni. Non sarei riuscito a trovare la connessione con la filosofia etica del veganismo fino a dieci anni e mezzo dopo, quando iniziai a guardare documentari come Cowspiracy, Dominion e Earthlings. Ma credo che già ascoltando gli artisti della mia generazione e i loro racconti sulla sistematica oppressione cui erano esposti, quelle loro esperienze abbiano piantato in me necessari semi di ribellione. Questi semi, col tempo, sono germogliati nell’attivista che sono oggi.

“Il maschio nero medio trascorre metà della propria vita nella cella di una prigione / perché il mondo è controllato dal maschio bianco / e le persone non ottengono mai giustizia / e le donne non ottengono mai rispetto / e i problemi non vengono mai risolti / e il lavoro non viene mai pagato abbastanza / così l’affitto viene pagato sempre in ritardo, puoi capire, viviamo in uno stato di polizia”

“Police State” di Dead Prez

Quando ho iniziato ad essere sempre più frustrato di fronte alle realtà della supremazia bianca, ho ritenuto importante non permettere alla mia rabbia di impedirmi di essere la versione migliore di me. Questa prospettiva ha influenzato il mio attivismo, e incanalo la mia rabbia verso i sistemi della discriminazione pur mantenendo la compassione e la comprensione per coloro che prendono parte a questi sistemi, che siano operatori nei macelli o persone che consumano animali.

Uno dei fattori motivazionali più potenti che mi ha convinto a fare attivismo per gli animali è stato scoprire come i sistemi che sfruttano gli animali sfruttano anche gli umani. In quanto uomo nero cresciuto opponendosi alla supremazia bianca e alla colonizzazione, ho iniziato a comprendere come il mio consumo di animali avesse un ruolo in quegli stessi sistemi d’oppressione ai quali mi opponevo così violentemente. Anno dopo anno, decennio dopo decennio, ho visto innumerevoli filmati di uomini e donne neri e disarmati uccisi per mano della polizia. Questi atti di crudeltà mi hanno portato a chiedermi come così tante persone vedessero gli stessi identici video e non riuscissero a cogliervi l’oppressione sistemica. Allo stesso modo, è stato guardando video nei macelli nel mio percorso di apprendimento sulla zootecnia che ho visto immagini di crudeltà normalizzata. Ancora una volta, mi sono chiesto come altrɜ potessero guardare le stesse immagini e addurre giustificazioni per questi sistemi d’abuso.

Dick Gregory, un leader per i diritti civili che ha manifestato a fianco di Dr. M.L. King, ha detto, “Poiché sono un attivista per i diritti civili, sono anche un attivista per i diritti animali. Animali e umani soffrono e muoiono nello stesso modo”. 

Gli allevamenti intensivi avvelenano prevalentemente le comunità nere e latine, intossicando la loro aria, acqua e terra con sostanze chimiche cancerogene. Lavoratori migranti e immigrati vengono prevalentemente assunti nei macelli, schiacciati sotto il peso di un tasso esorbitante di danni fisici e psicologici da questo tipo di lavoro. Milioni di acri di foresta vengono distrutti per coltivare mangimi per gli animali allevati, cacciando così prevalentemente popolazioni indigene dalle proprie terre ancestrali. Sono solo alcuni degli esempi sull’intersezionalità dell’oppressione animale e umana. Col tempo, ho compreso di non potermi opporre all’una senza necessariamente oppormi anche all’altra. 

Gli strumenti d’oppressione sono interconnessi per animali umani e non umani, ma i sistemi corrotti in essere operano per confondere queste linee. Vogliono che vediamo il veganismo come “una dieta che va di moda”, riservata ai ricchi e ai benestanti. Quando in realtà è diventato un potente movimento per alleviare il dolore non necessario che nel nostro mondo viene inflitto agli animali, ed è profondamente connesso alla lotta per i diritti umani. 

Anche fra gli esseri umani i gruppi marginalizzati vengono spesso aizzati l’uno contro l’altro, spinti a credere che le rispettive lotte siano separate anziché profondamente connesse. Queste divisioni spingono i gruppi a focalizzare la propria lotta unicamente sui propri diritti e impediscono l’attuazione di un movimento collettivo. Sfortunatamente, viviamo in un mondo in cui i gruppi oppressi competono fra loro per le risorse necessarie ad ottenere la liberazione.

Questo è un comportamento colonizzatore, che promuove le tradizionali nozioni capitalistiche della iper-indipendenza e dell’auto-sussistenza. I gruppi oppressi vengono premiati quando si concentrano solo sulle proprie lotte, mentre senza volerlo voltano le spalle all’oppressione che colpisce quanti sono all’esterno del loro gruppo ristretto. La divisione è lo strumento insidioso della colonizzazione, ed è stata utilizzata dalle nazioni colonizzatrici per secoli. Spinge i gruppi oppressi a vedere altri gruppi oppressi come in concorrenza per la liberazione. Questo crea risentimento e, alla fine, rinforza il pensiero del colonizzatore. È fondamentale che chiunque operi per la giustizia sociale abbia sia strutturato per l’intersezionalità – perché nessun gruppo può ottenere una vera liberazione da solo.  

Credo che la risorsa più potente che abbiamo nel combattere l’oppressione e nel raggiungere liberazione collettiva sia comprendere questo: le nostre oppressioni sono interconnesse.

In quanto persona che si oppone a qualsivoglia forma di oppressione e sfruttamento, io includo gli animali non umani nel mio attivismo. Come gli umani, gli animali non umani meritano per diritto di nascita morale di non venire al mondo in sistemi che li sfruttano. La maggior parte della nostra società consuma animali e derivati. Questo contribuisce allo specismo, cioè alla convinzione che gli umani siano superiori agli animali, che è una delle forme di sfruttamento maggiormente normalizzate nella nostra società. Separare la sofferenza di animali e umani, e creare una barriera morale fra loro, alimenta unicamente il ciclo di oppressione.

Ma la violenza genera violenza. Se siamo disposti ad accettare la violenza di massa verso gli animali e il pianeta per soddisfare il nostro bisogno consumistico di cibo, vestiti, test di laboratorio e via di seguito, allora la nostra società continuerà ad operare con la violenza e l’oppressione come pilastri portanti. L’immoralità non è una base accettabile su cui costruire un nuovo mondo. La liberazione collettiva è impossibile in un mondo così ingiusto, perché crudeltà e sofferenza sono l’opposto della pace.È cruciale, per il miglioramento della nostra società, comprendere perché dobbiamo adottare una posizione antispecista nella nostra lotta contro l’oppressione. Gli sforzi collettivi della gente comune devono includere gli animali non umani nella propria lotta per la liberazione, poiché la nostra oppressione è intrinsecamente interconnessa. Per citare la famosa attivista per i diritti civili, Fannie Lou Hamer, “Nessunɘ sarà liberɘ finché non saranno tuttɜ liberɜ”. 


Christopher Eubanks Headshot

Christopher “Soul” Eubanks è un attivista per la giustizia sociale, nonché oratore straordinariamente creativo cresciuto ad Atlanta, Ga. Si è dedicato ad un attivismo che porti ad una liberazione collettiva. Christopher è il fondatore di APEX Advocacy, un’organizzazione non-profit per i diritti animali che coltiva l’attivismo fra la gente comune e promuove diverse campagne per ispirare comunità nere e indigene a battersi per i diritti animali proteggendo la propria comunità dalla zootecnia.

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