Creare un Movimento Inclusivo per Vegan Grass*

A cura di Chelsea Lincoln

“Non graditə”. “Dimenticatə.” “Come un ripensamento.” “Io non conto.” “Non accettatə.” “Un* impostorə.” “Inferiore a.” “Arrabbiatə.” “Un* cattivə veganə”… Questi sono solo alcuni dei sentimenti causati dalla grassofobia nella comunità vegan – e non va bene per niente. Questi sentimenti sono comprensibili quando osservi tutti i meme e le immagini di fat shaming che circolano sui social network. Un’immagine in particolare rappresenta una famiglia di smilzi sulla sinistra e la figura del padre indossa una maglietta con su scritto “niente carne”. Sulla destra c’è invece una famiglia grassa, col bambino che tiene fra le mani un prodotto a base carne e la domanda rivolta alla famiglia magra in cui chiedono da dove prendano le proteine. Questa immagine lascia intendere che se sei vegan sei magrə, e che se sei grassə è perché mangi carne. Come se non esistessero vegan grass*.

Ricordo un giorno, ero ad una protesta contro un circo, e un cliente in fila mi urlò che non potevo essere vegan. Sapevo cosa stesse cercando di dire, ma ho voluto comunque che lo dicesse chiaramente. Usò le mani per indicare che si riferiva alla mia taglia. Questo modo di pensare mi ha sempre fatta arrabbiare. Come osano le persone trarre conclusioni sul mio corpo quando di fatto non mangio carne o latticini da oltre 25 anni! Come osano le persone promuovere la falsa idea che passando ad una alimentazione vegetale sarai magrə. Come osano le persone ignorare le voci e le esperienze di vegan grass*. 

Hai mai sentito l’espressione “sizeism”? Per dirla in parole semplici, indica il pregiudizio o la discriminazione basati sulla taglia o sul peso di una persona. Le persone grasse affrontano la discriminazione continuamente nella loro vita quotidiana, e questa viene ulteriormente aggravata se la persona ha anche altre identità marginalizzate come nera, queer e/o disabile. È un problema sistemico che puoi vedere praticamente ovunque non appena inizi ad osservare con attenzione. Sul lavoro, la discriminazione può far sì che una persona grassa venga pagata meno e abbia meno probabilità d’essere assunta o promossa. C’è carenza di posti a sedere nella maggior parte degli ambienti, dagli uffici ai ristoranti. Poi c’è l’ambiente medico, in cui il pregiudizio contro le persone grasse non è solo possibile, ma spesso sembra addirittura incoraggiato. Ci sono fin troppe storie di pazienti dimess* perché qualsiasi loro problema viene attribuito alla loro forma fisica, persino quando si tratta di problemi di salute molto seri come il cancro. E questo non ha soltanto messo a rischio le persone, ma in alcuni casi il risultato è stato addirittura la morte.

Personalmente ho vissuto molte forme di pregiudizi sociali contro il grasso e di discriminazioni nella comunità vegan. Al di là di essere la vittima designata dal pubblico durante le manifestazioni (e ci sono tanti altri esempi di questo), ho vissuto l’esclusione dai comitati organizzativi, mi è stato detto di non essere una brava vegana e la mia voce è stata silenziata. Immagina di provare a combattere per qualcosa che ti sta molto a cuore e per cui ti appassioni molto, ed essere invece trattatə in questo modo. La maggior parte delle persone smetterebbe di prender parte a queste attività, si farebbe sentire sempre meno e/o non avrebbe più le energie necessarie perché le avrebbe esaurite cercando di proteggersi. Nessunə dovrebbe essere costretto a tollerare questo tipo di trattamento. 

So che qualcunə potrebbe argomentare che qui si tratta di animali, non di persone grasse. L’ho sentito personalmente da altr* attivist* quando ho cercato di denunciare sia la grassofobia che il sessismo nelle organizzazioni. È una risposta inaccettabile. Noi non abbiamo soltanto la capacità di preoccuparci sia per gli animali che per le persone grasse (e per tutte le altre identità marginalizzate), ma qualora non ce ne preoccupiamo, allora arrechiamo un danno alla nostra lotta per la liberazione animale. La fat liberation è una questione di giustizia sociale, così come la liberazione animale è questione di giustizia sociale. Sono connesse. Poiché nessunə può essere liberə fintantoché qualcunə viene oppressə, non riusciremo a ottenere diritti per gli animali a meno che non raggiungiamo anche la fat liberation

Personalmente, dopo aver dovuto gestire per anni questo tipo di discriminazione, ho cambiato completamente il mio modo di approcciarmi all’attivismo. Non mi sentivo a mio agio in situazioni di gruppo perché non potevo fidarmi delle persone. Non sembrava affatto una collaborazione, considerando le volte in cui venivo zittita. Ecco perché ho avviato Fat Vegan Voice, con un blog e la presenza sui social network, per creare una comunità vegana più inclusiva onorando la diversità corporea, offrendo supporto a vegan* grass*, fornendo formazione per alleat* e denunciando la grassofobia.

Avrei potuto discutere del danno provocato dagli stereotipi, o come puoi essere in forma e comunque grassə. Quando avevo vent’anni concentravo il mio attivismo proprio su questo concetto, dell’essere in forma e grassə, poiché quella era la mia esperienza. Ero più attiva e in forma della maggior parte delle persone che conoscevo, e seguivo un’alimentazione vegetale prima ancora che esistessero tutte le opzioni confezionate. (Fra parentesi, affermare che esistano vegan grass* per colpa di tutte le opzioni confezionate vegetali è stereotipante e falso. Ci sono vegan grass* perché la diversità corporea è un fatto reale.) Quindi facevo tutte le cose nel “modo giusto”, eppure ero ancora grassa. Ho iniziato a comprendere che non c’era davvero niente di sbagliato nel mio corpo, c’era qualcosa di profondamente sbagliato invece con la nostra società. E se vuoi controbattere con questioni di salute, ti fermo subito. Ho compreso, dopo tutti i miei sforzi, che questo in realtà non importa proprio a nessunə. A nessunə importava della scienza, né tantomeno del fatto che già di per sé la grassofobia provochi molte problematiche di salute. Ragan Chastain con il suo “Dances with Fat” discute questi aspetti nel dettaglio, se vuoi approfondire il discorso. Oltretutto, la forma fisica di una persona (così come la sua salute) non ha davvero importanza poiché abbiamo tutt* diritto a rispetto e gentilezza. Non sempre abbiamo il controllo della nostra salute e se noi, come società, trattiamo le persone in modo diverso per le loro problematiche di salute, allora parliamo di abilismo ed è un problema. 

È per questo che lotto per la fat liberation. Ma non ti chiedo di fidarti della mia parola soltanto. Ecco cosa hanno detto altr* vegan grass* sulla loro lotta per la fat liberation. 

Andy di Compassion Co. ha detto, “Combatto per la fat liberation perché la mia etica e il mio attivismo nascono da un profondo rispetto per l’autodeterminazione corporea. Ho scelto vegan perché è ingiusto prender parte allo sfruttamento, all’umiliazione o alla sofferenza di altr* esser* viventi. Oltre a ciò, penso dovremmo puntare non soltanto all’assenza di dolore, ma a rendere questo mondo un posto migliore per tutt*. Ed è per questa stessa ragione che credo sia fondamentale lottare non soltanto per la mera accettazione delle persone grasse, ma puntare a far comprendere che le persone grasse sono una parte vitale della nostra società, e respingere la nostra lotta significa sminuire l’obiettivo di una liberazione collettiva”.

Heather (@officialfatvegan on IG) spiega, “Far sì che le persone si vergognino del proprio corpo non è soltanto una tattica inefficace per incoraggiare a perdere peso, ma spesso ha l’effetto opposto. Ricordiamoci sempre che oltre i due terzi de* cittadin* american* vengono considerat* “sovrappeso”, e sono due terzi della popolazione che sicuramente perderemo quando promuoviamo un’alimentazione vegetale utilizzando meme, immagini o linguaggi che sminuiscono o prendono in giro. Il movimento vegan non può avere successo fintantoché ognunə di noi non riconoscerà che è necessario accettare e accogliere le persone grasse nel movimento, e rispettarle esattamente per come sono. Se il nostro obiettivo è far crescere il movimento vegan, dobbiamo semplicemente creare un ambiente più accogliente”.

La sensazione di non essere inclus* o supportat* da un movimento per cui mi ero impegnata con tutto il cuore, ha limitato nel tempo il mio attivismo. So che ci sono molte persone là fuori interessate a saperne di più sulla scelta vegan, ma per via dei messaggi che ricevono o non si avvicinano mai, oppure rinunciano. Quant* potenziali vegan* perdiamo perché non siamo inclusiv*? Le ricerche hanno dimostrato che le persone sono più propense a lasciarsi persuadere da loro simili. Se lasciamo tutte le persone vegan grasse dietro le quinte, diciamo al resto del mondo che qui non sono benvenut*.

Quindi, cosa facciamo ora? Creiamo una comunità vegan accogliente ed inclusiva, che riconosce la fat liberation come una parte della giustizia sociale per cui si batte. Sii un*alleatə! Schierati contro l’odio verso il grasso e verso i pregiudizi che vedi. Riconosci il tuo privilegio corporeo. Elimina la questione del peso dalle conversazioni sulla salute. Fai risuonare le voci di vegan grass*. Quando organizzi un evento, invita persone vegan che possano discutere di fat liberation nella comunità vegan anziché medici che diffondono odio e pregiudizi verso le persone grasse. E assicurati anche di promuovere il tuo evento, anziché lasciarlo sopravvivere nell’ombra. Informati sulla fat liberation! Ottimi spunti per iniziare sono Sonya Renee Taylor con The Body is Not an Apology, Ragen Chastain con Dances with Fat, l’attivista Saucye West, e libri come Belly of the Beast, Fearing the Black Body, e What We Don’t Talk About When We Talk About Fat.

Dobbiamo liberarci dalle idee di come un corpo dovrebbe essere, e abbracciare l’accettazione per chiunque. Sebbene i corpi possano essere incredibilmente complicati, essere gentili è invece decisamente semplice. È essenziale che la nostra comunità accolga persone d’ogni taglia, per creare un movimento davvero compassionevole e inclusivo. Accogliere persone di ogni identità senza giudizio alcuno permetterà al nostro messaggio di rafforzarsi e di creare il vero cambiamento nel mondo, quello che ognunə di noi vuole vedere. 

[N.d.t.] Per l’Italia: per approfondire i temi della fat liberation e della grassofobia, ti rimandiamo al blog e ai social di Belle di Faccia, e della modella, mamma vegan e attivista Laura Brioschi.


Chelsea Lincoln è un’attivista per la giustizia sociale, che si batte per i diritti animali, il veganismo, contro l’abilismo e la grassofobia – e come tutte queste cose siano intersecate. Ha fondato Fat Vegan Voice per affrontare la grassofobia all’interno del movimento vegan, assicurare visibilità alla varietà dei corpi e offrire supporto a vegan* grass*. Chelsea ha partecipato al The Bearded Vegans podcast, ha scritto per TOFU magazine, e ha redatto un guest blog per Crip Humanimal relativo al veganismo e ad una recente diagnosi di Morbo di Crohn. Chelsea trascorre il suo tempo libero nella natura, fotografando animali selvatici e giocando con i suoi gatti, ratti e porcellino d’india.

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