Smantellamento delle Oppressioni: un Approccio Antispecista e Femminista

Demo sign: against all oppression

Blog a cura di: Jacqueline Guzmán

Definizione dei Concetti

L’antispecismo riconosce gli animali come soggettività politicamente oppresse che devono essere considerate moralmente, dal momento in cui la specie di appartenenza non è una caratteristica rilevante per determinare che alcune vite valgono più di altre, così come un genere nel quale si identifica una persona non è un criterio che dovrebbe determinare un trattamento differente da parte delle altre persone nei suoi confronti. Un concetto che accomuna il femminismo all’antispecismo è quindi sicuramente la discriminazione.

Il paradigma intersezionale che il femminismo ha gestito e mantenuto affronta implicazioni di genere, così come di classe e di etnia. L’antispecismo ritiene che sia arrivato il momento di considerare l’idea di ‘specie’ nel suo concetto di animalità per ampliare lo spettro di azione e di comprensione del sistema di oppressioni. Crediamo che possa essere un altro strumento per lo smantellamento, il pensiero critico e il costruttivismo dei dibattiti politici. 

La Relazione tra Femminismo e Antispecismo

È possibile trovare molti punti in comune tra antispecismo e femminismo, così come in tutti i movimenti di giustizia sociale che cercano di sradicare le discriminazioni subite. Tutte queste forze hanno il potenziale di smantellare questo sistema cis etero patriarcale, poiché le strutture di classe, etnia, genere e specie sono modellate dallo stesso identico meccanismo di oppressione, disuguaglianza e abuso. È quindi importante che le lotte e le resistenze siano intersezionali. Ed è per questa posizione che crediamo che l’antispecismo debba essere femminista e il femminismo debba essere antispecista.

In ‘Black Women: Shaping Feminist Theory’, bell hooks afferma: ‘è essenziale per il futuro delle lotte femministe […] criticare l’egemonia razzista, classista e sessista così come immaginare una contro egemonia. La formazione di una teoria e pratica liberale femminista è una responsabilità collettiva che deve essere condivisa’. Su questa linea, crediamo che sia politicamente necessario trasformare il nostro femminismo e ampliare la portata della nostra lotta anti-patriarcale, includendo tutte le soggettività, sia animali umani che non umani, che sono escluse da una cultura che discrimina sulla base di differenze moralmente irrilevanti, come il genere e la specie, e che perpetua un sistema che non è all’altezza del nostro irrefrenabile desiderio di trovare dinamiche che ci liberino dalle nostre molteplici oppressioni.

Collettivizzare e inserire queste idee nel pensiero femminista ci permetterà di tessere queste nuove relazioni e avvicinarci ad uno smantellamento della cultura cis etero patriarcale, coloniale e specista.

Quando si discute di questi due movimenti, il parallelismo può diventare un po’ scomodo: il femminismo non sempre capisce e permette la connessione con l’antispecismo, non solo a causa della forte società carnista in cui viviamo, che si mantiene in vari spazi femministi, ma anche a causa della percezione generale del veganismo, che viene spesso considerato come un movimento elitario senza una prospettiva di classe. Nel suo desiderio di essere compreso, il veganismo può anche cadere nel biologismo, facendo uso di metafore o confronti spiacevoli tra le soggettività politiche del femminismo e gli animali non umani, fino ad arrivare anche ad essere offensivo con coloro che hanno vissuto situazioni di abuso.

All’interno del movimento per i diritti degli animali, l’importanza di inquadrare lo specismo all’interno di un contesto in cui convergono indiscutibilmente varie oppressioni non è sempre condiviso. Questa visione consentirebbe lo sviluppo di strumenti attorno al problema dell’animalità e dell’oppressione delle specie non umane, al fine di ottenere una lotta più completa, nonché proteggere le minoranze all’interno del movimento. Coloro che vedono l’intersezionalità delle cause come un ostacolo nel percorso di liberazione animale sono settori che perpetuano la cultura patriarcale, dove molte donne, persone non-binarie, nere e trans sono esposte a situazioni di abuso. Attivist* e organizzazioni continuano a non avere gli strumenti necessari per far fronte a queste complicate questioni, dove i posti di leadership e di potere sono occupati da persone prive di prospettiva di genere, classe ed etnia, che tengono spesso nascosti i lavori svolti da queste minoranze.

Perché Mangiare Animali è Patriarcale?

Al fine di trasformare il nostro femminismo e ampliare la nostra lotta al patriarcato, è necessario incorporare la lotta per i diritti animali nella sua capacità di rendere visibili le discriminazioni di molteplici soggetti politici e la messa in discussione del consumo e dell’assoggettamento dei corpi. La struttura comune di entrambe le lotte è quella di rompere l’oggettificazione dei corpi femminili, così come avviene con l’oggettivazione del corpo animale non umano, considerato “consumabile” e alla mercé della specie umana.

In questo modo, con il consumo di animali, perpetuiamo una cultura di consumo che ignora la sofferenza delle altre specie animali e l’oggettificazione di tutti i corpi, il che ha diverse conseguenze, per esempio l’alto tasso di transfemminicidi nel mondo e il gran numero di animali che viene macellato ogni anno. Pertanto, il consumo di animali può essere pensato come patriarcale rafforzando l’idea del consumo di un altro essere percepito come inferiore.

Tuttavia, è importante sottolineare che lo smantellamento del consumo di animali come cibo nella nostra cultura, per sradicare la loro sofferenza, deve essere inquadrato in una prospettiva di coscienza di classe, che considera l’accesso al cibo un diritto fondamentale della popolazione. Per questo motivo l’antispecismo deve anche lottare per la trasformazione del sistema di produzione e distribuzione alimentare, sostenendo la sovranità alimentare dei popoli e l’accesso ad alimenti sani, di origine vegetale, privi di pesticidi che escludano la sofferenza degli animali.

Conclusioni

Le alleanze tra movimenti sociali sono necessarie per smantellare quello che è normalizzato e agire con l’obiettivo di superare le disuguaglianze sociali. Crediamo che l’antispecismo femminista costituisca un’aggiunta alle proposte politiche e che metta luce sulle tipologie di esclusioni esistenti proponendo un’ulteriore categoria di oppressione da rivedere e contestualizzare. In questo modo, i cambiamenti significativi possono essere generati dall’interrogazione collettiva, dall’autocritica, dalla genuina ricerca dell’unità, dalla visibilità e dalla considerazione di tutte le lotte, in modo da poterle identificare e combattere.


Jacqueline is an intersectional activist for animal and human rights.

Jacqueline è un’attivista intersezionale per i diritti degli animali e degli esseri umani. Negli ultimi 5 anni ha lavorato in diverse organizzazioni per i diritti degli animali e attualmente è direttrice delle campagne per Generazione Vegan in Argentina. Ha organizzato numerose campagne di sensibilizzazione e di distribuzione di pasti nei quartieri vulnerabili dell’America Latina, con l’obiettivo di far conoscere il veganismo come una questione di giustizia sociale.

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