Sitilpech, un Villaggio di Nativi Maya, Affronta l’Ecocidio di Kekén e il suo Mega Allevamento di Maiali

Sitilpech es una comunidad indígena maya localizada en el municipio de Izamal
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Sitilpech è un villaggio indigeno di nativi maya situato nel comune di Izamal, approssimativamente a 61 chilometri a est della città di Merida, la capitale dello Stato dello Yucatán, in Messico. Lì, immerso tra la vegetazione della giungla e il caldo che supera i 40 gradi, i suoi abitanti stanno portando avanti una campagna di resistenza civile per difendere il territorio, la flora e la fauna locale che una volta apparteneva ad una delle civiltà mesoamericane più importanti nella storia e nella cultura mondiale.

In una battaglia che ricorda Davide contro Golia, le persone di Sitilpech stanno affrontando l’azienda messicana leader nella produzione e commercializzazione di carne di suino, una tra le 20 più grandi e potenti aziende al mondo: Kekén e il suo mega allevamento di 49 mila suini, definito dall’azienda come un ‘allevamento sostenibile’.

Processo di Difesa Legale Contro l’Ecocidio

Dal 2021, la comunità indigena si è organizzata nel gruppo ‘La Esperanza de Sitilpech’ (la speranza di Sitilpech) ed ha avviato un processo di difesa legale contro l’ecocidio che l’azienda Kekén sta causando, con lo scopo di ‘chiedere che lo Stato rispetti e garantisca i loro diritti costituzionalmente riconosciuti, visti i danni che l’azienda di suini sta causando al loro territorio a seguito della costruzione del mega allevamento da circa 50 mila scrofe e maiali – molti dei quali cuccioli. Danni che violano i loro diritti all’ambiente, alla salute, al territorio, alla partecipazione ai processi decisionali, al consenso, all’autodeterminazione e all’autonomia delle persone’. Così recita il comunicato emesso il 18 febbraio 2023, dal collettivo indigeno insieme a Kanana, una ONG locale per i diritti umani, e alla Mexican Civil Council per la silvicoltura sostenibile.

Nel lavoro di difesa collettiva e legale, la comunità di Sitilpech è riuscita a convincere un giudice distrettuale nello Yucatán a concedere misure a tutela degli abitanti, che hanno portato alla sospensione temporanea delle operazioni dell’allevamento. Nove mesi dopo questa decisione, il 10 febbraio 2023, una corte federale, sotto proposta del magistrato Jorge Enrique Eden Wynter García, archivia il caso legale della comunità sulla base del fatto che è stato presentato oltre i termini massimi di legge, cosa che ha permesso quindi all’allevamento di riprendere le operazioni. Da quel momento, gli abitanti di Sitilpech si sono accampati stabilmente davanti all’ingresso dell’allevamento per esprimere il proprio disaccordo con le decisioni prese. Immers* in ‘un odore insopportabile’ di escrementi di suini, che rimane nell’aria 24 ore al giorno, un gruppo di donne, uomini, bambini e anziani presenziano a turno, giorno e notte, all’ombra di un telo blu sostenuto da corde e bastoni, con slogan scritti a mano sulle lenzuola di casa, una coppia di sedie e un vecchio tavolo. La loro missione è anche quella di impedire l’ingresso dei camion carichi di animali.

Acque Inquinate e Corruzione

Da questo campo, Don Sam, un membro del collettivo e un ‘ejidatario‘ locale (cioè l’assegnatario di un lotto di terreno comunitario del villaggio), in un’intervista per Generazione Vegan ha commentato che la costruzione del mega allevamento di suini, ed altri simili, è stato concesso perché il governo statale, guidato da Mauricio Villa Dosal, e le agenzie federali sono in collusione con gli imprenditori. “Quando il delegato SEMARNAT è arrivato in Yucatán, è iniziata questa porcheria, quindi non so… è un delegato astuto, corrotto, mafioso mandato dal presidente. La gente di Sitilpech è stufa, stufa di questo inganno che fanno sempre. La gente è stufa di essere sempre calpestata”, ha affermato.

Rafael Valencia, un altro membro de ‘La Esperanza de Sitilpech’, afferma che il movimento mira a salvaguardare la disponibilità di acqua potabile per la comunità e ad evitare quello che è già accaduto in altre città vicine: ovvero una lotta per questa risorsa vitale. “Il cenote dietro di me (un tipo di grotta con presenza di acqua dolce) ha una cavità al suo interno dove i maiali che muoiono nell’allevamento vengono gettati. L’acqua così ha cominciato a contaminarsi… e a circa 500 metri di distanza da qui, viene drenata l’acqua dall’allevamento, che non viene trattata, ed ha quindi al suo interno sostanze tossiche e dannose. Se ti avvicini lì puoi vedere che c’è una pozza dove vengono gettati i liquami dei suini”. Rafael si dice preoccupato perché un gruppo di ambientalisti ha già analizzato l’acqua “e ci ha avvertito che se continuiamo così in tre anni non potremo più usarla. Stiamo lottando per la vita e la salute, cose che nessuno può comprare”.

Razzismo Istituzionalizzato

Un altro fattore che contribuisce alla vulnerabilità delle popolazioni indigene – come quella di Sitilpech – e del modo in cui sono costrette a difendere il proprio territorio, è il razzismo ormai istituzionalizzato e normalizzato nel paese. Secondo il ‘Cultural Information System’ ci sono attualmente 71 gruppi etnici indigeni in Messico, alcuni di loro hanno fatto ricorso a processi di autonomia politica e territoriale nella ricerca della propria autodeterminazione, poiché sono state culture storicamente discriminate a causa delle proprie origini. Secondo l’indagine Nazionale sulle Discriminazioni (ENADIS), condotta nel 2017 dall’Istituto Nazionale di Statistica e Geografia (INEGI), il 75,6 per cento della popolazione indigena crede di esser poco valorizzata dalla maggior parte della popolazione e il 49,3 per cento percepisce che i suoi diritti sono rispettati in minor misura oppure non rispettati affatto.

Come esempio di quanto detto sopra, Villebaldo Pech Moo, avvocato e membro della comunità, sottolinea che nel processo di creazione del mega allevamento, è stata trascurata la consultazione preventiva con la comunità indigena, come dettato dalla Convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro, ILO. “Qui la popolazione non viene mai presa in considerazione, non sono mai stati d’accordo e nessuno ha mai chiesto loro se avessero voluto veramente un allevamento intensivo”.

Nello Yucatán ci sono attualmente 222 allevamenti e macelli di suini distribuiti in tutto lo Stato e di proprietà di aziende come Producción Alimentaria Porcícola (PAPO), Agroindustrias Moba, GAL Porcícola, Productora Pecuaria de Yucatán e Unión de Aparceros Chapab, tra gli altri. Le comunità Maya di Kinchil, Homún, Chapab, Maxcanú o Tixpéual, si trovano in condizioni simili di saccheggio e sfruttamento delle risorse naturali, come l’acqua, e di abuso di manodopera a basso costo, proprio come a Sitilpech.

Attacco della Polizia

Non appena si è formato l’accampamento alle porte del mega allevamento del Kekén, la tensione è aumentata ed è cominciata ad arrivare la polizia del comune di Izamal e del Segretariato di Pubblica Sicurezza dello Yucatán.

Infine, nelle prime ore del 18 febbraio, intorno alle 3 di mattina, sono arrivati circa 70 poliziotti con scudi e manganelli per reprimere, assediare e attaccare fisicamente le 20 persone, principalmente donne e bambini, che erano al blocco. Alcuni testimoni oculari affermano che nei minuti prima dell’intervento ‘la città era stata stranamente lasciata senza servizio telefonico o segnale internet’. Le persone che erano lì sono state private dei propri cellulari, così che non potessero documentare l’attacco, mentre sedie, tavoli, utensili e tende sono stati rubati e motociclette e veicoli sono stati danneggiati.

Il giorno seguente, domenica 19 febbraio 2023, attraverso un’ingiunzione indiretta presentata dai residenti della comunità, un giudice federale dello Yucatán ha ripristinato la misura cautelare “concedendo una sospensione forfettaria per non tagliare fuori le persone, nonché per cessare gli atti di aggressione esercitati contro di loro dal segretariato della pubblica sicurezza dello Yucatán”.

L’impegno dei manifestanti

Tuttavia, i manifestanti giurano di resistere finché ci saranno maiali all’interno dell’allevamento e di non riposare finché il pericolo di contaminazione non avrà lasciato la loro città. “Staremo qui finché non ce la faremo più. Se ci vorranno 10, 20 anni, resteremo qui”, afferma Pedro Pech, attivista del campo.


Di Laura Sainz


Riferimenti:

INEGI. (2020) Estadística a propósito del día internacional de la eliminación de la discriminación racial. Instituto Nacional de Estadística y Geografía. México

INEGI. (2017). ENADIS 2017 Encuesta Nacional sobre Discriminación. Instituto Nacional de Estadística y Geografía. México.

Sistema de Información Cultural (2023)

CNDH. (2018) Análisis Situacional de los Derechos Humanos de los Pueblos y Comunidades Indígenas.

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