Super-batteri resistenti agli antibiotici: come possiamo proteggerci?

È stato solo nel 1928 che il primo vero antibiotico, la penicillina, è stato scoperto da Alexander Fleming. Prima di allora, le persone morivano per una semplice infezione ai denti o per un minuscolo taglio sul dito. All’epoca, questa scoperta venne vista come un miracolo, eppure in poco meno di 100 anni da allora abbiamo usato ed abusato così tanto di questi preziosi farmaci che stanno ormai perdendo il loro potere curativo. 

Ormai quasi un decennio fa, la Dr.ssa Margaret Chan, Direttora Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato che ‘il mondo sta andando verso un’era post-antibiotica in cui malattie comuni non avranno più una cura e torneranno ad uccidere senza sosta’. Da allora, sono emersi ancora più patogeni resistenti ai farmaci. Per fortuna c’è qualcosa di davvero efficace che possiamo fare per proteggere noi stessi, i nostri cari e le nostre comunità.

Cosa sono i superbatteri?

I superbatteri sono germi nocivi che non possono più essere controllati efficacemente con i farmaci. Questo significa che infezioni e malattie che sarebbero normalmente trattabili possono di fatto avere gravi conseguenze per la salute, se non addirittura esiti ancora peggiori. Ogni anno in Europa si verificano 4 milioni di infezioni da germi antibiotico-resistenti che causano oltre 37.000 morti, secondo quanto afferma AIFA. E ci sono ancora più infezioni e decessi collegati all’abuso di antibiotici, in particolare per via del batterio Clostridium difficile (collegato in particolare all’abuso di antibiotici ad ampio spettro).

Quali Sono i Principali Patogeni Responsabili di Morti da Antibiotico-Resistenza?

Di solito sentiamo parlare di batteri resistenti, ma ci sono anche funghi e altri germi che stanno diventando sempre più resistenti ai farmaci. Secondo il Global burden of bacterial antimicrobial resistance in 2019: a systematic analysis pubblicato nel 2022 su The Lancet, le morti nel mondo correlate all’antibiotico-resistenza sono stimabili per il 2019 in circa 4,95 milioni, e di cui circa 1,27 milioni sono attribuibili direttamente a ceppi batterici resistenti. Dai dati emerge che i sei patogeni principali per le morti associate alla resistenza batterica sono Escherichia coli, Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Streptococcus pneumoniae, Acinetobacter baumannii, e Pseudomonas aeruginosa.

L’Osservatorio dell’Istituto Superiore di Sanità tiene sotto sorveglianza 8 patogeni in particolare e dall’ultimo rapporto pubblicato relativo al 2020 le percentuali di resistenza restano elevate. L’incidenza dei patogeni nei casi monitorati vede la E. coli al primo posto (33,3%), seguits da S. aureus (19,5%), K. pneumoniae (15,0%), E. faecalis (11,1%), P. aeruginosa (8,2%), E. faecium (7,4%), Acinetobacter spp. (4,5%) e S. pneumoniae (1,2%).

Escherichia coli

La E. coli fa parte del normale microbiota intestinale umano, come altri batteri della famiglia degli Enterobacterales, ma in determinate condizioni può diventare resistente agli antibiotici come i carbapenemici. È la causa più frequente di sepsi (o setticemia) e infezioni del tratto urinario, sia nella popolazione che negli ospedali. È anche associata a infezioni addominali e meningiti neonatali, nonché una delle maggiori cause di infezioni alimentari nel mondo. La resistenza, nella E. coli, si sviluppa rapidamente ed è spesso collegata all’utilizzo di antibiotici ad ampio spettro, come le cefalosporine. 

Enterobatteriacee resistenti ai carbapenemi (CRE)

In Italia, nel 2020 sono stati segnalati 2.225 casi di batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi. I CRE sono non soltanto resistenti a quasi tutti gli antibiotici, ma sono anche responsabili di un’alta incidenza di esiti fatali in pazienti che sviluppano infezioni del flusso sanguigno, senza contare che sono in grado di trasmettere la resistenza anche ad altri batteri della stessa famiglia, rendendo anche quelli potenzialmente non curabili. Non c’è da stupirsi che vengano soprannominati i “batteri da incubo”.

Staphylococcus aureus

Lo S. aureus è un importante patogeno dell’uomo. Le conseguenze per la salute vanno da infezioni lievi della pelle a infezioni più gravi come polmoniti, meningiti, endocarditi e osteomieliti. In ambito ospedaliero è una delle principali cause di batteriemia e la diffusione di S. aureus resistente rappresenta un importante problema di sanità pubblica. La capacità adattiva del S. aureus è ormai talmente alta che stanno già emergendo ceppi resistenti agli antibiotici di ultima generazione. 

Streptococcus pneumoniae

Il pneumococco è la causa più frequente delle infezioni respiratorie batteriche soprattutto nei bambini, negli anziani e nei soggetti immunocompromessi. Si trasmette per via aerea attraverso le secrezioni respiratorie e può causare polmoniti, meningiti, sepsi, ma anche osteomielite e endocardite. Per il pneumococco esiste una profilassi vaccinale, ma la diffusione del vaccino ha comportato un cambiamento dell’ecoflora batterica, con la diffusione di un ceppo di pneumococco multiresistente agli antibiotici nonché di tipi di batteri non inclusi nei vaccini disponibili. In particolare, la resistenza più temibile è quella alla penicillina e all’eritromicina. 

Enterococchi

Gli enterococchi sono batteri normalmente residenti nel tratto gastrointestinale umano e in individui sani sono del tutto innocui. Tuttavia, in particolari condizioni possono causare endocarditi, sepsi, infezioni del tratto urinario, e persino essere associati a peritoniti e altre infezioni pelviche e addominali. Ne esistono oltre 50 specie diverse, ma ve ne sono due in particolare che sono comunemente collegate alle infezioni nell’essere umano: E. faecalis e E. faecium, fra i più importanti patogeni collegati alle infezioni in pazienti ospedalizzati e lungodegenti. Il problema con gli enterococchi è che sono già di per sé resistenti a diversi antibiotici.

Enterococcus faecalis 

In Italia, nel 2020, la percentuale di resistenza agli aminoglicosidi ad alto dosaggio (gentamicina, streptomicina) in E. faecalis è stata 41,3%, in lieve rialzo rispetto al 2019.

Enterococcus faecium

Per E. faecium la percentuale di resistenza agli aminoglicosidi ad alto dosaggio (gentamicina, streptomicina) è diminuita negli ultimi anni (da 74,1% nel 2017 a 68,3% nel 2020), mentre la resistenza all’ampicillina nel 2020 ha superato il 90%. Un preoccupante trend in aumento è stato inoltre riscontrato nella percentuale di isolati di Enterococcus faecium resistenti alla vancomicina, pari a 23,6%

Candida auris

Questo super-batterio è in realtà un lievito patogeno che può penetrare nel flusso sanguigno e provocare gravi infezioni. È stato identificato per la prima volta in Asia nel 2009 e si è rapidamente diffuso nel resto del mondo, arrivando anche nel nostro paese nel 2019. Come segnala il Ministero della Salute, un grosso focolaio ha interessato le regioni del nord Italia durante le prime ondate di covid-19, nel 2020 e 2021. Le ricerche hanno rilevato che circa il 90 per cento dei casi isolati risultano resistenti ad almeno una delle 3 classi di antifungini disponibili, mentre il 30 per cento è resistente ad almeno due. Il fatto che sia emerso dal nulla, si sia diffuso così rapidamente e sia resistente ai farmaci è la ragione per cui il Ministero della Salute reputi questo lievito come un patogeno altamente pericoloso.

Bacteria And Fungi Listed In The 2019 Antibiotic-Resistant Threats Report

In Italia fin dal 2001 l’Istituto Superiore di Sanità coordina il programma di sorveglianza dell’antibiotico resistenza e ne condivide i dati con l’ECDC – European Centre for Disease Prevention and Control (Il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, n.d.t.) – che consolida poi le informazioni provenienti da tutti gli stati dell’Unione con programmi similari. 

L’ISS monitora la resistenza agli antibiotici dei ceppi appartenenti a 8 specie di patogeni: Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae, Enterococcus faecalis, Enterococcus faecium, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter species, isolati da sangue o liquor.

I dati consolidati a livello europeo vengono poi condivisi il 18 novembre di ogni anno, “Giornata Europea sull’uso consapevole degli antibiotici”.

Cos’è che rende i superbatteri resistenti agli antibiotici?

La resistenza agli antibiotici si verifica quando i patogeni smettono di rispondere ai farmaci che sono stati sviluppati per trattarli. (Il termine più ampio, indicato come AMR – antimicrobial resistance – include la resistenza ai farmaci sviluppata da parassiti, virus e funghi, oltre che batteri). 

Una larga parte del problema è legata all’utilizzo spropositato di questi farmaci. E più utilizziamo gli antibiotici, più i batteri si abituano ad essi e trovano modi per sconfiggerli. E siamo stati così scriteriati con questi super-farmaci. Anche conoscendo i pericoli per le nostre stesse vite nel caso non ci fossero più antibiotici efficaci, continuiamo a permettere che vengano somministrati in vaste quantità agli animali negli allevamenti.

Perché lo facciamo?

Beh, per due ragioni. La prima è che le condizioni in cui teniamo questi animali sono così disgustose che le malattie prosperano, e questi farmaci sono tutto ciò che mantiene in vita queste povere creature fino a che non raggiungono il peso giusto per la macellazione. E la seconda è che questi farmaci hanno un effetto collaterale facilmente monetizzabile – fanno sì che gli animali crescano più in fretta. 

Stiamo sacrificando le nostre vite per la carne a basso costo. 

Gli antibiotici vengono usati eccessivamente anche nelle persone. Ci vengono prescritti (o li richiediamo) anche per malattie che non possono curare, come i virus quale il comune raffreddore. Dovremmo invece conservare questi preziosi farmaci per le situazioni in cui davvero sono richiesti. E, se iniziamo una terapia a base di essi, dovremmo assolutamente portarla a termine. Non farlo significa che gli antibiotici potrebbero aver ucciso i batteri più deboli, ma non aver ancora completato il proprio lavoro con quelli più forti. Permettere a questi batteri di fiorire significa alimentare i guai. Già nel 2015 l’EFSA (European Food Safety Authority, n.d.t.) pubblicava i risultati di un’analisi integrata con dati forniti anche da ECDC ed EMA in cui confermava che “L’uso di alcuni antimicrobici negli animali e nell’uomo è associato allo sviluppo di resistenza a questi agenti nei batteri provenienti da animali ed esseri umani”.

Possiamo far regredire l’antibioticoresistenza?

Uno degli approcci scelti dallɜ scienziatɜ per combattere la minaccia dell’antibioticoresistenza è sviluppare nuovi principi attivi. Questa potrebbe essere la soluzione più ovvia, ma ricercatorɜ della Umeå University in Svezia sono arrivatɜ ad un obiettivo differente: ri-sensibilizzare i batteri ai farmaci cui un tempo rispondevano correttamente. 

Anziché sviluppare principi attivi da zero per debellare i batteri – un progetto enormemente complesso e costoso – il team del Prof. Frederik Almqvist sta lavorando per creare nuovi composti che possano indebolire i batteri, permettendo all’antibiotico originale di fare di nuovo il proprio dovere. Ingegnoso. 

I test di laboratorio hanno avuto successo per tubercolosi, MRSA (acronimo che indica lo stafilococco aureo resistente alla Meticillina) e VRE (acronimo che indica enterococchi resistenti alla Vancomicina), ma ci vuole ancora un po’ di tempo prima che possano essere utilizzati sulle persone. E non c’è modo di sapere se saranno efficaci su tutti i batteri patogeni, o se il loro effetto ci permetterà solo di guadagnare qualche anno in più di protezione.

Come possiamo proteggerci dalle infezioni?

Attraverso buone pratiche di igiene, un accurato lavaggio delle mani e limitando il proprio contatto con altre persone. E assicurandoci che il nostro stesso sistema immunitario sia forte a sufficienza così da essere naturalmente ben equipaggiatɜ nel caso l’infezione si verifichi. Seguire un’alimentazione integrale e vegetale (unitamente a evitare gli agenti inquinanti, lo stress e ad accertarsi di dormire sempre a sufficienza e fare esercizio fisico) può rafforzare il nostro sistema immunitario e mantenerci in salute.

Prevenire l’antibioticoresistenza

Per prima cosa, non dobbiamo richiedere o prendere antibiotici per qualsiasi cosa diversa da una grave infezione batterica, e quando li prendiamo dobbiamo seguire tutta la terapia. Questo consiglio vale anche per i nostri animali da compagnia. 

Ma non è così che viene utilizzata la maggior parte degli antibiotici. Ancora nel 2019, circa il 70 per cento degli antibiotici venduti in Italia è destinato agli animali negli allevamenti. Questa prassi non può continuare se davvero teniamo alla nostra salute e alla nostra vita. 

Porre fine al loro utilizzo profilattico negli animali allevati richiederà un enorme cambiamento nelle pratiche del mondo agricolo, visto che gli antibiotici abbondano negli allevamenti intensivi, e la maggior parte degli animali allevati in Italia nasce, cresce e muore in un allevamento intensivo. Se continuiamo a mangiare carne, uova e latticini, diamo il nostro contributo a questo pericoloso abuso di antibiotici, che ci mette tuttɜ a rischio. 

Fortunatamente, smettere di mangiare animali ha un triplo effetto positivo per la nostra salute. Per prima cosa, otteniamo di conservare gli antibiotici per quando ne avremo davvero bisogno, cosa che prolunga la loro efficacia nel salvare vite. In secondo luogo, ponendo fine agli allevamenti intensivi eliminiamo anche alcune delle più preoccupanti incubatrici di malattie del pianeta. Ci sono già esperti di pandemie che stanno tenendo sotto stretta sorveglianza gli allevamenti avicoli, e li descrivono come “bombe a orologeria”. Infine, seguire un’alimentazione vegetale e integrale è un’ottima decisione per la nostra stessa salute. Oltre a migliorare il nostro sistema immunitario, riduce il rischio di soffrire di diverse patologie corniche già gravi di per sé, e terreno fertile perché altre infezioni – come il Covid-19 – diventino molto più gravi.

Conclusioni

La resistenza agli antibiotici uccide migliaia di italianɜ ogni anno e, a meno che non agiamo in fretta, ne ucciderà moltɜ altrɜ. Siamo fortunatɜ a vivere nell’era degli antibiotici, che ci evitano di morire per delle banali infezioni… ma l’abuso a livello mondiale di questi preziosi farmaci sta cambiando tutto questo.

Per proteggere noi stessɜ e le nostre comunità da patogeni antibiotico-resistenti dobbiamo cambiare il modo in cui ci comportiamo. Porre fine al nostro consumo di derivati animali non solo riduce significativamente le minacce, ma ci dota anche di un sistema immunitario più forte qualora dovessimo contrarre infezioni. 

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