Quanto Ti Piace il Formaggio?

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Quanto ami il formaggio? Potresti pensare che sia una domanda semplice a cui rispondere – ‘o si ama o non si ama’, giusto? Tuttavia non è una domanda così scontata come può sembrare e al suo interno nasconde questioni più complesse da dover considerare, come ad esempio: amiamo il formaggio più di quanto vogliamo proteggere gli animali dal mattatoio? Amiamo il formaggio più di quanto vogliamo proteggere il nostro pianeta? Come puoi vedere, quanto amiamo il formaggio, il latte e i suoi derivati si rivela alla fine una questione piuttosto intricata.

Ma io Amo Veramente il Formaggio

Esiste una comunità globale di persone appassionate di formaggio, che rinuncerebbero volentieri ad un pasto cucinato da chef stellatx per avere in cambio un semplice tagliere di formaggi. Che organizzano i propri viaggi europei in base ai luoghi in cui vengono prodotti specifici formaggi, ed esistono addirittura persone – come la presentatrice televisiva britannica Jasmine Harman – che hanno celebrato il proprio matrimonio a tema formaggio. Queste persone amano veramente il formaggio e dichiarano a gran voce che non potrebbero mai rinunciarvi. Ma crediamo che una tale dichiarazione non sia immutabile – come Jasmine stessa conferma: quando ha scoperto come veniva prodotto il suo amato formaggio, infatti, ha cambiato idea ed ha abbandonato i prodotti lattiero-caseari. E ora ti spieghiamo perchè.

Mangiare Prodotti Lattiero-Caseari Significa Separare la Madre dal suo Piccolo

Il principale ingrediente del formaggio è il latte, ottenuto dalle mucche (e, in misura inferiore ma non meno crudele, da pecore e capre). Per produrlo devono prima essere ingravidate, poiché è durante la gestazione che il loro corpo comincia a produrre il nutrimento vitale per il sostentamento e la crescita dei loro cuccioli. Tuttavia, l’industria lattiero-casearia non permette alle madri di allattare i propri piccoli. Essi vengono separati dalle madri a poche ore dalla nascita e allevati in gabbie per vitelli – gabbie illegali in Europa e in alcuni stati degli Stati Uniti, ma ancora ampiamente utilizzate da molte aziende produttrici di carne bianca di vitello. Come ogni cucciolo, anche il vitello ha bisogno della propria madre, ma l’industria lattiero-casearia spezza questo legame preziosissimo, causando sofferenza ad entrambi. Lo stesso avviene per agnelli e capretti, separati dalla madre dopo aver bevuto il primo colostro e mandati al macello per le ‘tradizioni’ natalizie e pasquali. Per questo motivo ci domandiamo: vale davvero la pena causare tanta sofferenza agli animali per il nostro amore per il formaggio?

Appena nato e ancora ricoperto di liquido amniotico, un vitello viene separato dalla madre e portato nelle gabbie da vitello in un allevamento lattiero-caseario

Mangiare Prodotti Lattiero-Caseari Significa Supportare la Filiera della Carne di Vitello

L’industria lattiero-casearia rappresenta un grosso business, dal valore mondiale di 828 miliardi di euro – solo in Italia vale 16,2 miliardi. Quindi, quei formaggi ben confezionati e dall’aspetto così sano, magari con un bel bollino ‘DOP’ sopra, non sono altro che prodotti altamente pubblicizzati che fanno parte di un commercio industriale globale, e nella corsa al guadagno non ci possono essere sprechi di risorse. Per questo, nonostante l’industria lattiero-casearia non li voglia realmente, i cuccioli – visto che vuole soltanto il latte a loro destinato – ha trovato il modo di ottimizzare i guadagni, facendoli crescere il tanto che basta per venderli come carne di vitello. I vitelli da carne quindi sono i vitelli da latte, e il commercio di carne di vitello esiste solo perché le persone amano bere latte e mangiare i suoi derivati. Quindi, ecco che sorge un’altra domanda: vale la pena fare tutto ciò ad un cucciolo solo perché ci piace il gusto dei prodotti lattiero-caseari?

Vitello incatenato ed isolato in una gabbia per vitelli

Mangiare Prodotti Lattiero-Caseari Significa Generare Sofferenza Agli Animali

Le industrie lattiero-casearie di certo non garantiscono una vita idilliaca agli animali, e la loro sofferenza non si limita al singolo giorno in cui madre e vitello vengono separati. Per le mucche negli allevamenti, ogni giorno è intriso di sofferenza.

Se ne avessero la possibilità, le mucche vagherebbero e pascolarebbero libere sui prati, troverebbero un luogo confortevole dove dormire, correrebbero divertendosi sotto il sole primaverile e troverebbero un luogo sicuro dove partorire, nutrire e proteggere i propri cuccioli. Ma per l’industria lattiero-casearia tutto questo non è possibile. Le mucche vengono sempre più spesso rinchiuse in strutture industriali senza pascoli, nei quali mangimi e foraggi vengono portati alle mucche dall’esterno. La pavimentazione dura ferisce le loro zampe, causando laminite e zoppia. La mungitura ripetuta causa infiammazioni e infezioni dolorose alle mammelle, che arrivano a produrre pus – pus che finisce nel latte che le persone si bevono. Le mucche vengono ripetutamente e forzatamente ingravidate, fino a quando il loro corpo esausto e sfruttato cede e non viene più considerato redditizio. E se non si può trarre profitto dal vitello appena nato, questo viene ucciso alla nascita. Ora ci domandiamo: amiamo così tanto il formaggio addirittura da voltarci dall’altra parte di fronte a tutto questo?

Corpi senza vita di vitelli uccisi appena nati poiché considerati inutili dall’industria lattiero-casearia

L’Industria Lattiero-Casearia è l’Industria Della Carne

Ricordate quando abbiamo affermato che l’industria zootecnica non perde nessuna opportunità per trarre profitto? Beh, ciò include anche monetizzare il corpo sfruttato della madre. La gravidanza delle mucche dura circa nove mesi, come negli esseri umani, con la differenza che alle mucche non viene dato un tempo fisiologico di recupero tra una gravidanza e l’altra. Si guadagna solo quando ogni mucca produce latte, e così vengono fecondate artificialmente ancora e ancora fino a quando il loro corpo non ce la fa più. La maggior parte di noi prova compassione per queste povere madri, esauste e addolorate dalla perdita dei propri piccoli. Ma l’industria lattiero-casearia, nonostante siano sfinite dopo anni di abusi, vede ancora carne sulle loro ossa e così le spedisce al mattatoio per trarre profitto da quei corpi ormai esausti. Anche in questa occasione ci domandiamo: vale la pena far pagare un prezzo così alto agli animali solo per consumare latte e i suoi derivati?

Quando sono esauste e senza forza, le mucche sfruttate per il latte vengono spedite al mattatoio.

Il Latte e i Suoi Derivati Contribuiscono al Cambiamento Climatico

Quando riflettiamo su quale possa essere il peggior alimento per il pianeta, tendiamo a pensare alla carne – ma cosa hanno in comune la carne, il latte e i suoi derivati? Le mucche! Questi animali emettono un enorme quantità di metano, che rende il latte e i suoi derivati uno degli alimenti peggiori per il nostro clima – solo la carne di manzo, di agnello e i gamberi d’allevamento hanno un impatto maggiore. Paragonato litro per litro, l’impatto climatico della produzione di latte e derivati è 7,5 volte peggiore per il clima rispetto alla produzione di tofu.

Le nostre scelte alimentari stanno guidando una crisi ambientale dopo l’altra. Alluvioni, tempeste, incendi boschivi colpiscono le persone e distruggono la casa degli animali selvatici. Vale la pena davvero consumare latte e derivati se ciò significa privare gli animali della propria casa – e delle proprie vite – a causa della distruzione ambientale legata al loro consumo?

Il cambiamento climatico sta causando incendi boschivi che distruggono habitat e uccidono animali selvatici

Non Potrei mai Rinunciare al Latte Vaccino

Rinunciare a qualcosa che si ama è difficile, quindi rinuncia piuttosto a qualcosa che disprezzi. Smetti di sostenere l’industria lattiero-casearia che separa i cuccioli dalle proprie madri e ruba loro il latte. Smetti di finanziare l’industria della carne che taglia le gole alle mucche e ai loro cuccioli (e ne vende le pelli) per trarre profitto da qualsiasi centimetro del loro corpo. Rinuncia a dare il tuo sostegno ad una filiera che sta portando il nostro pianeta verso il collasso climatico a causa delle enormi quantità di emissioni che produce.

Quando rinunciamo a tutto questo, e ci orientiamo verso le numerose e deliziose alternative vegetali, non facciamo alcuna rinuncia ma, anzi, ci guadagniamo.

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