Gli allevamenti di maiali sono crudeli? Come vengono trattati i maiali negli allevamenti intensivi?

Credit: L214

La vita in un allevamento intensivo è breve, miserabile e piena di dolore. Le sofferenze che vengono inflitte ai maiali – che condividono così tante caratteristiche con i nostri amici cani, incluse intelligenza e socialità, e sanno persino scodinzolare quando sono felici – sono così terribili che chiunque le infliggesse ai cani verrebbe denunciato e arrestato per maltrattamento animale. 

Cosa sono gli allevamenti intensivi di maiali?

L’espressione “allevamento intensivo” designa un sistema altamente intensivo che fa nascere, ingrassa e macella enormi numeri di animali, senza alcun riguardo per il loro benessere fisico ed emotivo, tanto da vederli alla stregua delle componenti meccaniche su una catena di montaggio. La zootecnia è prima di tutto e soprattutto un business e ha l’obiettivo di ottimizzare i profitti e minimizzare i costi. In un sistema come questo, i maiali e gli altri animali – ognunə di essɜ creatura senziente, sensibile e che respira la nostra stessa aria -vengono spinti al limite, e spesso oltre, dei propri limiti biologici e psicologici. 

Oggi, la maggior parte degli animali allevati a scopi alimentari in Europa trascorre tutta la propria vita in immensi allevamenti industriali.

Quanti maiali sono allevati negli allevamenti intensivi?

Solo il 3 per cento dei 150 milioni di maiali allevati nell’Unione Europea ogni anno viene detenuto in cortili all’aperto, e solo l’1 per cento vive in un allevamento biologico. L’allevamento intensivo è la norma per la filiera suinicola, ed è da grossi allevamenti che deriva la maggior parte della carne di maiale, sia per il consumo interno che per l’export. 

Gli allevamenti di maiali sono crudeli?

Sono incredibilmente crudeli. I suini sono animali super intelligenti e altamente sociali, con personalità e preferenze ben specifiche e uniche. Negli allevamenti intensivi, ogni istinto naturale viene represso e ogni espressione di comportamenti naturali negata. Possono anche non vedere mai la luce del sole o respirare aria fresca. Non possono vivere in gruppi sociali, vagare, esplorare, scegliere un* partner o allevare i propri piccoli. Non viene loro dato nulla con cui giocare né alcunché da fare – per soddisfare la loro naturale curiosità. Ogni tipo di allevamento intensivo è crudele, e i suini soffrono terribilmente in questa filiera dura e senza pietà. 

Come vengono trattati i maiali negli allevamenti intensivi?

Allo stato brado, le scrofe camminerebbero per chilometri per trovare un luogo appartato in cui costruire un “nido” sicuro dove far nascere i propri piccoli. Negli allevamenti, le scrofe sono costrette in gabbia per l’intera gravidanza, e queste amorevoli madri si vedono strappare i propri cuccioli ancora e ancora. Sopportano inseminazione artificiale e ripetute gravidanze finché la loro fertilità non cala, e dopo anni di tormento fisico e psicologico vengono spedite al macello, spesso senza aver mai camminato sulla terra. 

Ai maialini viene tagliata la coda

All’interno degli allevamenti intensivi, queste creature curiose e giocose non hanno niente a disposizione per arricchire la propria vita e occupare le proprie menti. Frustrate e annoiate, si rivoltano le une contro le altre, mordendo code o orecchie, spesso provocando lacerazioni e altre ferite. Anziché migliorare le condizioni di vita e alleviare lo stress e la noia degli animali, gli allevatori tagliano loro le code e strappano o limano loro i denti, senza alcun analgesico. Questi poveri individui vengono fatti impazzire di noia, e poi vengono puniti per questo. 

Sono nutriti a mangimi innaturali

Uno dei comportamenti naturali dei suini è la ricerca di cibo. In natura, mangerebbero erbe, bacche, ghiande, mele, vermi, insetti e anche carogne. Utilizzando i propri potenti tartufi, possono capovolgere rocce, scavare bulbi e tuberi, e scavare il terreno per trovare i loro alimenti preferiti. Negli allevamenti, vengono nutriti con mangimi altamente processati, che spesso includono soia proveniente da terre deforestate o pesce strappato da un oceano sovra-sfruttato.

La riproduzione è forzata

Come quasi sempre accade nel regno animale, le scrofe amano scegliere il proprio partner, ma negli allevamenti intensivi non c’è alcuna scelta. Un singolo verro può “servire” tutte le scrofe, ma sempre più spesso gli allevatori scelgono l’inseminazione artificiale. Inseriscono un “bastoncello” nella vagina di ogni scrofa e lo spingono fino a raggiungere la cervice. Poi introducono il seme di un maschio, anch’egli detenuto in condizioni miserabili di confinamento all’interno di un allevamento intensivo. Non è neanche richiesto che sia un veterinario a praticare questa procedura così delicata. 

Vivono in anguste gabbie

Come se tutto questo non fosse sufficientemente crudele, la maggior parte delle scrofe viene imprigionata in gabbie chiamate “gabbie di gestazione” per l’intera durata di ogni gravidanza (16 settimane). Prese dalla disperazione, simulano i movimenti della costruzione del giaciglio per il parto all’interno della gabbia, cosa però totalmente inutile. Non c’è nessun materiale naturale per prepararlo. Queste madri trascorreranno la maggior parte della propria vita qui, in uno spazio così piccolo da poter solo avanzare e arretrare di qualche centimetro, ma non voltarsi. Queste gabbie sono così crudeli da essere considerate illegali nel Regno Unito e teoricamente anche nell’Unione Europea, ma una video-inchiesta presentata alla Commissione Europea a luglio 2022 ne denuncia il protratto utilizzo, che colpisce – secondo le associazioni – ben il 94 per cento delle scrofe allevate in Italia almeno per le prime 4 settimane dopo l’inseminazione. Tuttavia, dai 3 ai 7 giorni prima del parto le scrofe vengono di nuovo confinate, questa volta in gabbie di allattamento. Dove partoriranno in modo innaturale, senza nido né arricchimenti, e senza poter toccare i propri cuccioli dopo la nascita. Qui rimarranno per le prime fasi d’allattamento, circa 3-4 settimane, dopodiché verranno separate dai propri piccoli. 

Vivono fra i loro stessi escrementi

I suini sono animali molto puliti, che si rotolano nel fango solo per mantenersi più freschi durante l’estate. La quantità di deiezioni prodotta in ogni allevamento intensivo, tuttavia, significa che non c’è alcuno scampo per loro dalla sporcizia. Queste creature sono quasi sempre costrette a stare in piedi, a sdraiarsi e a dormire nelle proprie stesse deiezioni. 

Stanno in piedi e si stendono su duro cemento

Quando sono rinchiuse nelle gabbie di gestazione o lasciatɜ in gruppo nei recinti, femmine e maschi di maiale vivono su pavimentazioni in cemento. Questo può provocare spaventose piaghe da decubito sulle spalle delle scrofe costrette a giacere per lungo tempo, mentre le grate in cemento, necessarie per consentire alle deiezioni di defluire, risultano in un’alta incidenza di zoppie.

Trasporto crudele

Ad appena una manciata di mesi di vita, i suini vengono trasportati verso il macello, spesso su lunghe distanze e in qualsiasi condizione meteo. I suini sono sensibili alle alte temperature e all’umidità e, poiché possono sudare solo attraverso il naso, sono esposti a disidratazione e spesso infarto da colpo di calore. I camion adibiti al trasporto sono spesso scarsamente ventilati, e gli animali vi sono ammassati senza alcuno spazio vitale. Non c’è da sorprendersi che molti non sopravvivano al viaggio.

Come vengono uccisi i maiali nei macelli?

Quanti sopravvivono al lungo e massacrante viaggio, devono affrontare una fine terribile all’arrivo. Alcuni verranno spediti alle camere a gas e moriranno per soffocamento. Altri sono sottoposti ad una scarica di corrente attraverso il cervello, che in teoria dovrebbe stordirli per affrontare quanto viene dopo, ma spesso fallisce, per poi essere appesi per una zampa posteriore mentre la loro gola viene tagliata. E non sono soltanto i cuccioli a dover subire tutto questo. Le loro madri subiscono lo stesso destino quando crollano sotto il peso fisico, emozionale e psicologico della vita in un allevamento intensivo. 

Impatti ambientali

Gli allevamenti intensive non fanno male soltanto ai suini, ma fanno male anche al pianeta, e questo li rende nocivi anche per noi. Gli allevamenti di maiali producono una quantità così grande di liquami da rendere pressoché impossibile stoccarli e poi eliminarli in sicurezza. Così vengono ammassati in gigantesche vasche – le cui esalazioni con regolarità causano la morte degli operai e provocano difficoltà respiratorie nelle persone che lavorano nell’allevamento o che vivono nelle sue vicinanze – ma fin troppo spesso questi liquami fuoriescono e invadono i terreni circostanti. Finiscono nei corsi d’acqua, alimentando la fioritura algale, che provoca la perdita di ossigeno e uccide la vita acquatica. Accade lo stesso negli oceani, dove causano zone morte. 

Un altro grave problema è lo spreco di risorse idriche. Gli allevamenti usano molta più acqua delle coltivazioni, e si dice che i suini siano fra le specie più assetate in generale. Benché in Italia non esistano allevamenti di questa portata, nel nord America le strutture di medie dimensioni ospitano fino a 80.000 individui e necessitano di quasi 294 milioni di litri d’acqua dolce l’anno. Una struttura più grande, che può ammassare fino a un milione di suini, ha un fabbisogno idrico grande quello di una città. Immaginate il fabbisogno idrico del settore suinicolo in Lombardia, dove sono allevati almeno 4,4 milioni di suini l’anno. Poiché le risorse idriche sono sempre più allo stremo e periodi di siccità sono sempre più gravi e diffusi, possiamo davvero permetterci questo spreco di una risorsa così preziosa? 

La zootecnia è inoltre responsabile del 14,5 per cento di tutte le emissioni antropiche di gas serra. Animal agriculture is also responsible for 14.5 percent of all human-generated greenhouse gas emissions. È più di tutte le emissioni di ogni auto, aereo, camion, nave, bus o treno sull’intero pianeta. Per prevenire il tracollo climatico, dobbiamo smettere di allevare animali.

Come possiamo aiutare i maiali negli allevamenti?

Il modo migliore – di fatto, l’unico modo – per contribuire a proteggere i suini da tutta questa crudeltà è smettere di mangiare carne di maiale e altri prodotti derivati dai loro corpi. Solo questo ci permetterà di porre fine alla crudeltà verso di loro. 

Conclusioni

Gli allevamenti intensivi offrono agli animali solo il minimo indispensabile perché la maggior parte di loro rimanga in vita il tempo necessario per raggiungere il peso richiesto per la macellazione. E non dà loro nulla di più. Se vogliamo un mondo compassionevole, uno dove equità e giustizia siano al centro, allora dobbiamo assolutamente porre fine alla zootecnia, in primis agli allevamenti intensivi. 

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