Cosa è Successo al Santuario Progetto Cuori Liberi Odv e Perché è un Preoccupante Campanello d’Allarme?


by Steph Rivetti, Animal Rights Activist


L’attacco al rifugio permanente, la violenza contro le attiviste e gli attivisti e l’uccisione coatta di 9 maiali salvati dal Santuario Progetto Cuori Liberi Odv avvenuti mercoledì 20 settembre 2023 rischiano di non essere un episodio isolato e quanto accaduto invita il Movimento ad una riflessione profonda.

I Fatti

Lo scorso 5 settembre, sui canali social del Santuario stesso, è stato dato l’annuncio più terribile che si potesse dare: “Nel Rifugio Progetto Cuori Liberi è arrivata la peste. Due maiali meravigliosi sono morti. I loro organi prelevati. Il verdetto è stato terrificante. È stata riscontrata la Peste Suina Africana. Non avrebbe mai dovuto succedere. Oggi è stata notificata l’ordinanza in cui viene ordinato di abbattere tutti i suini presenti”.

Si sono attivati i team legali, che hanno presentato ricorso al TAR contro l’abbattimento. Il Tribunale ha accolto il ricorso e si è riservato udienza per il 5 ottobre 2023 – ma NON ha sospeso l’ordinanza di uccisione. Le soggettività liberate e protette dal ‘rifugio permanente’ erano ancora a rischio. In qualsiasi momento le autorità sanitarie avrebbero potuto dar seguito all’ordinanza.

Pian piano, attorno al santuario Progetto Cuori Liberi, si è stretto l’abbraccio, fisico e virtuale, delle attiviste e degli attivisti italianx, e non solo. Per giorni si è rimastx in attesa – con un focolaio attivo all’interno di un rifugio permanente in cui però erano state adottate tutte le norme di biosicurezza necessarie per contenere l’infezione ed evitarne la propagazione.

Nel frattempo, le autorità stavano già compiendo una mattanza a suon di camere a gas negli allevamenti di zona, conformemente alle ‘linee guida’ per l’eradicazione della PSA. La Lombardia, da sola, alleva oltre il 50% dei maiali italiani, quattro milioni e mezzo di individui – quelli che poi finiscono sulle tavole di tutto il mondo sotto forma di prosciutti e salami, il famoso ‘Made in Italy” che, solo per questo settore, esporta 197.759 tonnellate di prodotti, per un fatturato di 1.836 milioni di euro. Per comprendere il peso economico (e politico, diciamolo chiaramente) di questo comparto industriale, basti sapere che nel 2021 il valore alla produzione è stato di 8,4 miliardi di euro (sui 30 complessivi dell’indotto carne da allevamento e macellazione in Italia). Teniamo bene a mente queste cifre, perché ci serviranno per alcune riflessioni.

Guarda il video girato da Essere Animali con l’ausilio dei droni. 

Venerdì 15 settembre, le autorità sanitarie e le forze dell’ordine hanno compiuto un primo tentativo di accedere alla proprietà privata (perché di casa privata si tratta) sede del Santuario Progetto Cuori Liberi Odv. Una straordinaria, potente, meravigliosa barriera umana, non violenta, si è frapposta fra i gendarmi, i veterinari esecutori, e i suini ancora in vita. Uno scudo di cuori pulsanti rispetto, compassione, inclusione, tutela per ogni forma di vita, si è eretto fra le soggettività salvate e ignare della sentenza di morte che pesava sulle loro teste, e decine di rappresentanti delle autorità armati di ordini a difesa di un comparto fatto di mercificazione di corpi, oggettificazione di anime, commercializzazione di respiri.

“Non ci sono le condizioni per procedere”, il verdetto che ha permesso anche ai nostri cuori di continuare a battere per un po’. Ma non c’era sospensiva, né la garanzia che avrebbero permesso ai suini superstiti di restare a casa loro e giocarsela, o essere accompagnati oltre con rispetto e con dignità.

E alle prime luci dell’alba di mercoledì 20 settembre sono arrivati in forze. Decine di camionette della polizia, agenti in tenuta anti-sommossa con scudi, guanti rinforzati, caschi e manganelli. Contro una quarantina di attiviste e attivisti non belligeranti, inermi… e impotenti. La violenza è stata documentata da cellulari, telecamere, droni. È innegabile e vergognosa. L’esecuzione è stata compiuta.

La polizia in tenuta anti-sommossa di fronte alle attiviste e agli attivisti che bloccavano l’accesso alla casa dei maiali

“Stiamo eseguendo gli ordini” – e questo passepartout che scarica la coscienza da qualsivoglia responsabilità per gli atti di violenza compiuti a danni di persone e animali inermi evoca periodi davvero molto bui della storia contemporanea. E non ammette perdono. 

Guarda un riassunto video della giornata:

Le Conseguenze e le Implicazioni per il Movimento

Quanto accaduto al Santuario Progetto Cuori Liberi Odv ha creato un terribile, pericoloso, agghiacciante precedente. Il blitz delle forze dell’ordine e dei veterinari pubblici ha implicazioni ben più pesanti e rischia di non essere un caso unico o eccezionale.

In quanto attivista per i diritti animali da decenni, ritengo fondamentale per l’intero movimento fermarsi e riflettere. Con l’aggressione delle ‘istituzioni’ ad un rifugio permanente abbiamo imparato – a suon di manganelli, calci e scene indegne – che nessun animale è al sicuro, soprattutto se iscritto in banca dati nazionale, non importa se dichiarato “non dpa” (non destinato alla produzione di alimenti), se non movimentato in alcun modo, se non “immesso” nella filiera atroce che trasforma individui intelligenti e senzienti in meri prodotti, se separato e allontanato dal resto del mondo.

Quanto accaduto ci ha mostrato, qualora ne avessimo bisogno, che la non violenza, il rispetto per la vita, la compassione, sono una minaccia da reprimere e schedare, alla stregua dei peggiori criminali. Ci ha fatto comprendere, senza alcun rischio di fraintendimenti, che quel “per crudeltà e senza necessità” stampato nero su bianco nel codice penale nasconde un grande inganno e dovrebbe essere modificato in “per ragioni non conformi a quanto ordinato dalle lobby e dalla maggioranza dei consumatori”.

Fra i tanti episodi violenti della mattinata, spicca l’aver visto gli intestatari della proprietà privata su cui sorge il santuario, che lì vivono da anni, trascinati fuori dalla loro stessa casa per permettere alle ‘istituzioni’ di eseguire la condanna a morte dei loro compagni animali. Lo schiaffo, il vero schiaffo di tutta questa vicenda è proprio questo: NESSUNO è al sicuro. Non esistono santuari, rifugi permanenti, case private, che tengano. Di fronte agli interessi economici del “comparto suinicolo” (ma potrebbe anche accadere a quello avicolo, a quello ovi-caprino, a quello bovino, persino ai nostri cani, gatti, conigli o cavalli, nel caso dovessero rappresentare un rischio per gli interessi economici di un comparto ‘industriale’!) non solo si sgretola il diritto alla proprietà umana, ma ogni qualsivoglia fondamento di tutela dei ‘fragili’, persone o animali che siano.

Perché tutto questo è possibile? Come sempre, perché c’è una voragine normativa in Italia per quel che riguarda i cosiddetti ‘santuari’ o ‘rifugi permanenti’ che nessuno sembra aver interesse a colmare al fine di garantire una vera tutela alle soggettività liberate, semplicemente perché i veri portatori d’interesse, qui, cioè animali in primis e attiviste e attivisti in secundis, non sono portatori di interessi economici. Quindi, fondamentalmente, alla politica di loro non importa (se non in campagna elettorale per racimolare qualche like e qualche voto).

Tre punti (e riferimenti normativi) possono darci una indicazione della situazione attuale:

  1. Per il Ministero della Salute, secondo il dispositivo direttoriale DGSAF prot. n. 12438 del 18 maggio 2022, “chiunque detenga suini con orientamento produttivo NON DPA (…) e cioè detenuti esclusivamente per finalità diverse dagli usi zootecnici, dalla riproduzione, dalla commercializzazione e dalla produzione di alimenti” è tenuto sempre e comunque a garantire la loro identificazione e tracciabilità ai sensi del regolamento (UE) 2016/429: quindi ogni suino (o assimilato) presente sul territorio nazionale, anche se dorme sul nostro divano, deve essere iscritto nella banca dati nazionale degli animali ‘produttivi’ e avere una classificazione ‘produttiva’;
  1. Sempre ai sensi del regolamento europeo 2016/429, anche i luoghi di detenzione di suini NON DPA sono a tutti gli effetti degli ‘stabilimenti’ (alla stregua degli allevamenti) e devono pertanto essere iscritti in banca dati nazionale, avere un codice identificativo e sottostare a tutte le normative di igiene e biosicurezza vigenti; 
  1. Qualora la situazione epidemiologica lo richieda, l’autorità competente può disporre l’abbattimento preventivo, conformemente all’articolo 12, paragrafi 1 e 2, di animali delle specie elencate nello stabilimento in cui si sospetta la presenza di una malattia di categoria A (cioè una malattia, come la Peste Suina Africana, che non si manifesta normalmente nell’Unione Europea e che non appena individuata richiede l’adozione immediata di misure di eradicazione) ai sensi del regolamento europeo 2020/687 del 17 dicembre 2019. 

La legge, italiana come europea, non tiene conto del legame affettivo che si può instaurare con animali di specie diversa dai cani e dai gatti (e anche in questo caso, qualora cani e gatti fossero veicoli di una malattia di categoria A, si troverebbe applicazione per le misure di eradicazione immediata) e non prevede quindi alternative a “abbattimento e smaltimento”, termini terribili che definiscono un processo meccanizzato di uccisione e incenerimento (alla stregua di rifiuti). 

In fin dei conti, è un’idea davvero rivoluzionaria e sconvolgente, quella di vedere negli animali non dei prodotti, o dei fornitori di prodotti, o dei produttori di profitto, ma semplicemente individui a sé, con i propri bisogni e i propri diritti, primo fra tutti il diritto alla vita e alla tutela di quella vita. Ed è un’idea altrettanto rivoluzionaria garantire a quelle cittadine e quei cittadini, membri attivi di un paese civile e democratico, che hanno permesso alle soggettività animali di uscire dalle dinamiche di mercato, il diritto di tutela di quelle vite, il diritto di custodirle e proteggerle e garantire che DAVVERO le caratteristiche etologiche vengano rispettate, dall’inizio alla fine.

Roberto coccola il suo Mr. Spino alla fine di un giorno come tanti. Spino è uno dei maiali uccisi il 20 settembre.

E come possiamo far sì che la normativa vigente si adatti davvero al mutato sentimento (quantomeno di una parte della cittadinanza) verso gli animali d’ogni specie? Come possiamo esser certx che quel ‘senza necessità’ scritto sul codice penale della Repubblica Italiana rispecchi davvero quella che è la percezione di necessità di quella parte della cittadinanza attiva che non vede nelle soggettività animali prodotti su cui lucrare?

Il Movimento per i Diritti degli Animali non Umani ha bisogno di mettere in campo un’azione lobbystica forte, unita, coesa, che possa andare a definire parametri inoppugnabili per la tutela e la protezione di quelle soggettività animali che riusciamo a strappare alle dinamiche della filiera: nel momento in cui un individuo animale varca la soglia di un santuario o rifugio permanente (come recita il decreto del Ministero della Salute pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 7 marzo 2023) e quel rifugio permanente adotta tutte le misure necessarie affinché gli animali ospiti siano monitorati e tutelati a livello sanitario, vanno a decadere le prescrizioni che gravano sui milioni e milioni di soggettività invisibili destinate alla produzione di alimenti. Questa è la prima e più urgente battaglia: far approvare un decreto attuativo che indichi, senza ombra di dubbio né spazi a interpretazioni, doveri ma soprattutto diritti dei rifugi permanenti, ivi incluso il diritto inviolabile a garantire in loco e senza ingerenze esterne le cure veterinarie e una morte buona e dignitosa alle soggettività animali che ospitano. Oltre alla possibilità di metodi identificativi meno umilianti e invasivi delle marche auricolari, una deroga alle procedure di movimentazione straordinaria ad esempio verso cliniche veterinarie specializzate… e la lista sarebbe ancora lunga.

Un secondo, fondamentale passo è ritrovare quell’unione che potrebbe davvero trasformare il Movimento per i Diritti degli Animali non Umani in una potenza politica e culturale senza eguali. In fondo, almeno in teoria, l’obiettivo è uno: garantire agli Animali non Umani il diritto alla vita, all’assenza di dolore, al soddisfacimento dei propri fabbisogni etologici, all’autodeterminazione, nonché promuovere uno stile di vita (umano) fondato sul rispetto, sulla compassione, a partire da (ma non limitatamente a) quello che scegliamo di mangiare.

Perché il nocciolo della questione è tutto qui. Le stragi di suini selvatici e allevati, in Lombardia come altrove, vengono compiute solo e unicamente per tutelare una filiera che ogni anno insemina artificialmente, mutila, ingrassa, uccide, smembra, trasforma e commercializza milioni e milioni di corpi di individui senzienti e intelligenti. I 9 suini non destinati alla produzione di alimenti che vivevano nel rifugio permanente del Progetto Cuori Liberi Odv sono stati uccisi a seguito di un’azione violenta e ingiustificata per permettere al consumatore finale di continuare a mangiare il prosciuttino. Che è la coscia di un animale fatto nascere, crescere e ucciso, solo per essere smembrato e trasformato in cibo.

Indignarsi, per la violenta repressione di sentimenti quali compassione e rispetto avvenuta il 20 settembre al Santuario Progetto Cuori Liberi Odv, non basta. Il potere politico più grande che abbiamo (e lo dimostrano i miliardi investiti dalla filiera alimentare per trasformare il cibo in uno status symbol cui ambire) è quello che esercitiamo ogni volta che andiamo a fare la spesa e scegliamo cosa mettere nei nostri piatti. O chi mettere nei nostri piatti.

Radicchio, who was taken and slaughtered, in happier times.

E se al momento la politica è inevitabilmente manovrata da enormi interessi economici di una filiera violenta, e i mass media come tv, giornali e radio sono inevitabilmente asserviti agli immensi budget pubblicitari di quella stessa filiera violenta, e i social network dipendono da algoritmi che ci mostreranno sempre i contenuti a noi più affini all’interno di cerchie di consimili… come possiamo allargare il nostro campo di influenza e raggiungere quella parte di popolazione con cui il nostro messaggio di compassione, rispetto, inclusione e antispecismo potrebbe potenzialmente risuonare?

Dopo anni di lotta, di campagne, di manifestazioni di strada, di dialoghi e confronti più o meno pacifici, posso dire di non avere più una risposta. E forse singolarmente non la troveremo mai. Ma insieme, unitx, e soprattutto mettendo loro, le soggettività animali, al centro del nostro agire, potremmo essere dirompenti.

Note Aggiuntive: Che Cos’è la PSA?

La peste suina africana (PSA) è una malattia virale dei suini e cinghiali selvatici che causa un’elevata mortalità negli animali da essa infettati. Non esistono né vaccini né cure. Come avviene l’infezione? Fondamentalmente attraverso 4 canali: 

  • contatto diretto con animali infetti
  • contatto indiretto da ingestione di prodotti ricavati da animali infetti 
  • contatto con indumenti, veicoli o attrezzature contaminati (trogoli, abbeveratoi, ma anche strumenti veterinari)
  • punture di zecche molli infette (lì dove presenti)

NON è pericolosa per l’uomo, ma ovviamente l’uomo può esserne veicolo se non adotta tutte le misure di contenimento necessarie. Ad esempio un cacciatore può entrare in contatto con un cinghiale infetto e portare in giro il virus attraverso i propri indumenti o il proprio veicolo. Oppure un veterinario può ‘prelevare’ l’agente patogeno in un allevamento infetto ma senza casi conclamati e trasferirlo in altre strutture – inclusi i santuari, visto che anche i cosiddetti ‘rifugi permanenti’ sono sottoposti a regolari controlli dei veterinari pubblici. 

Si tratta di un virus molto stabile, che può rimanere nell’ambiente a lungo: è stato dimostrato che non viene inattivato dalla putrefazione, né dalla refrigerazione o congelamento delle carni (è in grado di resistere 18 mesi a +4 °C, 2 anni a -70 °C, 2 anni a -20°C). Per renderlo inattivo è necessaria una esposizione ad una temperatura di almeno 60°C per minimo 30 minuti. Immaginate cosa questo significhi per gli allevamenti che ne vengono colpiti: ingenti perdite economiche. Enormi perdite economiche. Anche azzerando la popolazione di un allevamento, sarà indispensabile una costosa e ingente opera di bonifica degli impianti e dei locali. 

Quali sono i sintomi? Il periodo di incubazione varia da 4 a 19 giorni, e i soggetti colpiti presentano “una febbre molto elevata a cui presto seguono marcati sintomi di carattere generale come depressione, perdita di appetito, evidente difficoltà respiratoria e secrezioni dalle narici e dagli occhi, talvolta movimenti incoordinati, vomito e/o diarrea sanguinolenta. Un sintomo significativo è inoltre rappresentato da emorragie cutanee evidenti, in particolare alle estremità e alle orecchie” [Fonte: IZS Venezie]. Un’analisi post mortem degli individui colpiti mostrerà la vera devastazione interna provocata dalla PSA. La morte può essere rapida – oppure la malattia può avere un decorso più lento. Alcuni individui possono persino guarire pur continuando ad essere veicoli di infezione per un certo periodo. 

Una riflessione dolorosa e necessaria sul linguaggio utilizzato nei documenti ufficiali e istituzionali: “La Peste Suina Africana (PSA) rappresenta la maggiore minaccia al comparto suinicolo a livello mondiale; la malattia è arrivata nell’Italia continentale all’inizio del 2022 ed è attualmente presente in diversi cluster di infezione”. [Fonte: Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana] Non rappresenta una minaccia alla salute, al benessere e alla vita di milioni e milioni di suidi in tutto il mondo. Individui intelligenti, senzienti, emotivamente evoluti, con strutture sociali complesse e in grado di risolvere problemi alla pari di un bambino umano di 4 anni. No. È SOLO una minaccia economica. E come tale viene trattata. 

Steph Rivetti with rescued lamb

Steph Rivetti

Steph Rivetti has been an animal rights activist in Italy for over 30 years. Her activism spans all aspects of animal rights, including vivisection, hunting, circuses and aquariums, clothing, fighting, as well as the widespread cruelty hidden in our society, with everyday food choices. She supports various farmed animal sanctuaries, has volunteered in dog and cat shelters, and is a fundraiser and campaigner for Animals Asia.

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