Blog a Cura di: Sandra Sachs
Solitamente la maggior parte delle persone che sente parlare di adult* che vogliono diventare vegan non è molto entusiasta all’idea e afferma che non riuscirebbe mai a farlo – poiché la ritiene una scelta troppo restrittiva e difficile. Se sostituiamo a questa equazione la voglia di unə bambinə di diventare vegan, vi assicuro che sarà come provocare un vespaio. Ogni persona che conosci diventerà specialista in medicina, nutrizionista, infermierə, e molto probabilmente, sapranno tutti e tutte più di te sulla salute di tuə figliə.
Come so questo? Nove anni fa ho cominciato il mio viaggio nel veganismo, quando mia figlia Brunna aveva solo 4 anni. Ho attraversato tutti gli alti e bassi, ma ora siamo ancora vegane e va tutto a gonfie vele. Non vi mentirò dicendo che è stato semplice, ma posso dirvi che è stata la migliore decisione che io abbia mai potuto prendere. Ecco la nostra storia, con l’augurio che possa incoraggiare sempre più genitori a riconoscere i desideri e sogni delle proprie figlie e dei propri figli, rendendo le conversazioni con loro molto più semplici.
Un Po’ di Me: La Mamma
Sono nata a San Paolo, in Brasile, in una famiglia con origini europee. Nonostante tutte le nostre ricette culinarie ruotassero intorno alla carne, avevamo sul tavolo sempre verdure e insalata. Seguivamo quella che al tempo era considerata una dieta sana e ben bilanciata. I miei alimenti preferiti in assoluto erano purè di patate, pomodori e mais. Amavo tutta la frutta, ad eccezione del mango – sì, lo so… giudicatemi per questo! Mangiavo praticamente tutto quello che i miei genitori mi mettevano nel piatto ad eccezione di alcune cose che non ho mai avuto il coraggio o il desiderio di assaggiare, come ostriche, bacon e carne presente nella feijoada, un piatto tipico della cucina brasiliana – nel quale vengono utilizzate orecchie, coda, piedi e frattaglie di maiale e bovino.
Inoltre mi rifiutavo di mangiare la carne di tutti quegli animali che consideravo ‘animali simpatici’ e questo includeva conigli, oche, rane e quaglie. Non sono sicura di cosa me li facesse considerare non commestibili all’epoca, ma ehi, c’era già un po’ di compassione in me.
Verso la fine dei miei vent’anni ho deciso di eliminare la carne dalla mia alimentazione per vedere dove mi portava questa scelta. Sono riuscita a portare avanti questa decisione per alcuni anni ma ho dovuto abbandonarla quando sono partita per un viaggio di lavoro in Danimarca, dove, al tempo, le opzioni vegetariane erano praticamente inesistenti. Anche se cercavo di rimanere lontana dalla carne rossa il più possibile, di tanto in tanto la mangiavo.
Nel periodo dei miei trent’anni ero vegetariana durante la settimana e mangiavo carne durante il weekend e le vacanze. Ai barbecue con amic* portavo sempre melanzane, zucchine e ananas e venivo sempre presa in giro da tutt*.
Sono rimasta incinta a 34 anni e in quel periodo il mio ginecologo mi disse di smetterla con le mie scelte alimentari e di tornare ad una dieta ‘regolare’ e, dato che era la mia prima gravidanza, non dovevo scherzare con i bisogni nutrizionali della bambina. Non avendo una conoscenza personale in merito ho deciso di seguire gli ordini del medico,che mi ha consigliato anche di stare lontana dai latticini, poiché il latte di mucca poteva probabilmente portare la bambina in futuro a sviluppare un’allergia al latte vaccino. Per nove mesi ho bevuto il latte di capra, mangiato yogurt di pecora e formaggio di bufala e sorpresa… mia figlia entro pochi mesi dalla nascita ha sviluppato un’allergia al latte di mucca (APLV), anche conosciuta come ‘allergia alle proteine del latte vaccino’.
Ed è allora che è cominciata la sua storia con il cibo.
Tutto è Cominciato con un’Allergia
A causa delle sue allergie le è sempre stato detto ciò che poteva e non poteva mangiare, e l’abbiamo sempre dovuta tenere d’occhio, soprattutto fuori casa. Ci sono stati episodi di persone che le hanno dato uno yogurt o altri prodotti lattiero-caseari per sbaglio o semplicemente perché credevano fosse giusto farlo. Sono capitate situazioni spiacevoli che potevano essere evitate, ma con le quali abbiamo dovuto avere a che fare, come difficoltà respiratorie, eruzioni cutanee, vomito e occasionalmente svenimento. L’intera famiglia, amic* e la scuola hanno dovuto comprendere l’importanza di questa allergia per potersi allineare con noi nell’aiutare Brunna a non ingerire proteine del latte vaccino. Le lasciavo opzioni senza latticini a casa dei nonni e mi assicuravo che la cucina della scuola avesse anche prodotti senza latticini, che portavo loro settimanalmente.
Brunna è sempre stata una bambina molto curiosa e una sera a cena ci ha chiesto cosa stesse mangiando. Noi le avevamo risposto semplicemente ‘manzo’, senza darle altre spiegazioni. Lei però continuava a chiedere ‘Che cos’è il manzo?’, al che, dopo aver fatto un lungo respiro le ho risposto ‘è una mucca!’. Dopo la mia risposta è calato il silenzio a tavola per alcuni secondi fino a che lei ha sbottato dicendo ‘Non mangerò mai più una mucca!’. Aveva solo un anno e mezzo e posso onestamente dire che è stato un campanello d’allarme per me. Stavo nutrendo mia figlia con una mucca sminuzzata, chiamandola con un altro nome, e lei da sola ha fatto il collegamento ed ha capito! Una volta in un ristorante gli ordini si erano confusi e a lei era arrivata per sbaglio la pasta alla bolognese, ma dopo averne assaggiato una forchettata, ha riconosciuto subito il sapore della carne, l’ha sputata e ha detto: “C’è una mucca qui dentro! Io non mangio le mucche!
Niente Polli, Pesci, Formaggi e Uova
Andiamo avanti veloce fino a quando aveva 3 anni. Durante una lezione a scuola l’insegnante stava spiegando come le proteine animali siano in cima alla piramide alimentare. È stato proprio in quel momento che Brunna ha imparato che il ‘pollame’ erano i polli. Qui in Brasile, quando un pollo viene cucinato, lo si chiama con il termine ‘pollame’, e non più come pollo. Quel pomeriggio è tornata a casa e dopo averle chiesto com’era andata la giornata, ha iniziato a piangere e a dire che non credeva a cosa avesse imparato a scuola. “Mamma, il ‘pollame’ sono i polli! Le persone mangiano anche i tacchini! Non mangerò mai più nessuno di loro!” Ho continuato ad ascoltarla come se fossi anche io sorpresa. Poveri polli!
(Non vi ho ancora detto che Brunna ha un’amica molto stretta che ha un’allergia seria da contatto con le uova, e per starle vicino e non causarle nessuna reazione allergica, ha smesso di mangiare le uova alcuni mesi prima dell’evento del pollo).
15 Gennaio 2014. Stavamo pranzando in piscina, durante una vacanza estiva. Nel piatto avevamo pesce grigliato con riso e verdure. Brunna ha dato l’ultimo assaggio del pranzo prima di voltarsi verso di me e dirmi: ‘Mamma mangiare questo pesce mi rende triste. Non voglio che nessun altro animale debba soffrire o morire per farmi vivere. Non voglio più mangiare nulla che provenga dagli animali.’ Ed io le ho risposto: ‘Ok, vediamo come possiamo fare! Conta anche me in questa tua decisione’. A quei tempi ero vegetariana/pescetariana, e ho smesso di mangiare tutti gli animali proprio quando lo ha fatto anche lei. Quando siamo tornate dalla vacanza ha cominciato a ripulire la dispensa e il frigo – tonno, formaggio, uova – che io ancora mangiavo, e me li ha fatti portare nella casa dei miei genitori, dal momento che noi non li avremmo più mangiati.
Ed è proprio così, amic*, che ho incontrato il veganismo.
Benvenuta Nel Mondo del Veganismo
Oltre a non conoscere nessuna persona vegana, tutte le altre non comprendevano la nostra scelta. Specialmente la mia, ovvero permettere a mia figlia di quattro anni di prendere questa decisione – come se fossi stata io a convincerla a farlo. Per loro non c’era assolutamente la possibilità che una bambina così piccola potesse avere quel tipo di consapevolezza. Pensavano che fossi pazza e che lei si sarebbe ammalata. Dopo tutto pensavano: ‘ma cosa vi mangiate?’
A casa le cose erano sicuramente più semplici. Ho imparato nuove ricette, abbiamo cucinato insieme cose ottime e golose, imparando anche ad utilizzare nuovi ingredienti. Il problema emergeva quando non eravamo a casa. Non c’erano opzioni vegetali – alla mensa della sua scuola l’unica opzione era un sacchetto di patatine, mentre alle feste di compleanno i popcorn. Quindi abbiamo imparato subito un trucco per evitare queste situazioni, ovvero mangiare a casa prima di uscire oppure portarsi dietro il proprio pasto vegetale. Le cose fortunatamente sono cambiate negli ultimi nove anni, ma continuiamo con l’abitudine di mangiare prima o di portarci uno snack se stiamo andando ad un evento non vegan-friendly.
Riguardo ai nostri indumenti e calzature fatte di lana o di seta, o ai cosmetici e i prodotti per la pulizia, abbiamo deciso di continuare ad usare quelli che avevamo in casa in quel momento, per iniziare poi a comprare quelli cruelty-free una volta terminati. Era più facile e aveva più senso per noi terminare di utilizzare quei prodotti piuttosto che buttarli via.
A casa parlavamo anche del fatto che non volevamo fare facce buffe o disgustate se i piatti dei nostri amici o amiche non fossero stati cruelty-free. Avevamo deciso di diventare vegane e se volevamo che le persone rispettassero le nostre scelte dovevamo rispettare anche noi quelle degli altri.
Brunna non è mai stata esclusa da nessun tipo di evento per essere vegana. Ogni volta che c’era un evento a scuola, mi assicuravo di darle un’alternativa plant-based così che anche lei potesse parteciparvi insieme al resto della classe. Solo una volta è stata esclusa e ha dovuto guardare le sue amiche e i suoi amici bere un frullato con del latte. La scuola si era dimenticata di avvisarmi in anticipo e lei non sapeva neanche che tipo di frullato fosse. Più tardi quel pomeriggio ci siamo fatte il nostro frullato vegetale a casa.
Ho fatto molte ricerche sull’alimentazione vegetale e guardato diversi documentari. Facciamo continuamente controllare tutti gli esami dal nostro medico e dal suo pediatra. Non siamo mai state così in salute.
Quando aveva 7 anni ha iniziato a tenere discorsi in pubblico nelle fiere vegan su ciò che significasse essere una bambina vegana. Ed è stato proprio durante quel periodo che abbiamo creato un profilo social dove postiamo informazioni sul veganismo, e mostriamo come una bambina può essere in salute e vivere una vita normale essendo vegan.
Molte madri e anche molt* bambin* ci hanno contattato attraverso i social media per cercare di ricevere più informazioni su come diventare vegan. Le principali domande ruotano intorno al perché siamo diventate vegan e a come ho portato mia figlia a diventarlo. Quest’ultima domanda proviene da mamme vegane i cui figli e figlie continuano a mangiare carne e alle quali rispondo sempre che è stata mia figlia a veganizzare me!
La principale cosa che dico di fare ai genitori è quella di ascoltare le proprie figlie e i propri figli. Cercare di comprendere da dove proviene la loro voglia di eliminare i prodotti animali. E alle bambine e ai bambini consiglio di parlare con i propri genitori, di fare delle ricerche insieme, di guardare dei documentari con loro e di fare nuove ricette plant-based insieme.
I bambini e le bambine sono intris* di molta più compassione rispetto alle persone adulte. Quando comprendono che fare del male agli animali è sbagliato, è più probabile che siano, consapevolmente o meno, influenzat* da tali informazioni e che prendano la decisione di porre fine a questa crudeltà. Questa decisione proviene certamente dal loro cuore e non può essere imposta.
La teoria secondo cui un* bambin* morderebbe più probabilmente una mela piuttosto che un animale se avesse la possibilità di scegliere ne è la prova. Lasciate che vi riporti indietro nel tempo per alcuni fatti.
Facciamo un Passo Indietro nel Tempo
Oltre a mamma e papà, le prime parole di Brunna furono Kin e Caiè, la prima riferita al nostro defunto cane Anakin e la seconda ad una parola portoghese ‘Jacarè’, che significa alligatore.
I suoi libri, cartoni e film preferiti erano sugli animali, e come sappiamo tutt*, la maggior parte di questi insegna ai nostri figli ad amare e rispettare gli animali. Molti film umanizzano gli animali per rendere questa connessione ancora più grande.
Quasi tutt* le bambine e i bambini sono grand* fan del topolino più famoso del mondo. Tutt* abbiamo pianto quando è morto il papà del piccolo leone; quando è morta mamma del piccolo cerbiatto; quando il pesce pagliaccio si è separato dal padre e quando il toro non ha voluto uccidere il matador. Hai afferrato il concetto, giusto?
Mia figlia non era differente. Era sicuramente affascinata dagli animali, sia se li vedeva dal vivo che attraverso uno schermo. Quando è nata il nostro cane aveva 6 anni ed è stato amore a prima vista per entrambi. La sua connessione con Anakin è stata così forte che lui è stato la ragione che l’ha spinta a cominciare a camminare così presto (a otto mesi). Lei voleva stare insieme a lui tutto il tempo, così un giorno ha semplicemente fatto il suo primo passo seguendolo quando lui le passava accanto.
Il suo animale preferito sugli schermi era il coccodrillo che ha terrorizzato un certo pirata. Si era innamorata dei dinosauri quando era molto piccola ed era rimasta molto dispiaciuta quando ha scoperto che un meteorite li ha fatti estinguere. Una volta è andata in gita ad uno zoo ed ha odiato ogni secondo di quell’esperienza, perché aveva compreso che gli animali erano in gabbia. Ha pianto quando ET ha lasciato il suo amico sulla Terra e applaudito quando l’orca è saltata verso la libertà.
Compassione nel Nostro Cuore
La compassione è nel cuore di ogni bambino/a! Quando invecchiamo in un certo modo perdiamo questa sensazione e diventiamo quasi insensibili agli orrori che coinvolgono gli animali e lo accettiamo come parte della vita – o della morte se sei un animale allevato. Diamo agli alimenti nomi che creano una distanza dall’animale reale, riuscendo così a disperdere il senso di colpa, affermando che fa parte della nostra tradizione e che si è sempre fatto, andando a fortificare le infinite scuse sul perché dovremmo sfruttare gli animali.
Una bambina di quattro anni mi ha fatto riconsiderare tutto quello che pensavo sulla mia relazione con il cibo e soprattutto con gli animali, e la ringrazio ogni giorno per averlo fatto. Siamo ora portavoce a favore del veganismo, volontarie nei rifugi di animali liberati e facciamo tutto ciò che è alla nostra portata per insegnare alle persone il veganismo e per condividere un po’ della nostra storia con chiunque. Le informazioni sono a disposizione per tutt*, quello che ci fai con esse dipende solo da te! Go vegan!
Sandra Sachs è vegana dal 2014. Oltre ad essere una madre a tempo pieno è anche una designer e una creatrice di contenuti. Divide il suo tempo tra il volontariato per le organizzazioni vegan e la difesa dei diritti degli animali e del futuro del pianeta.